Recentemente, sperando di fare breccia nella popolazione ticinese, un portavoce di Santésuisse ha affermato che un’eventuale accettazione dell’iniziativa sulle cure infermieristiche comporterebbe un aumento dei premi di cassa malati del 10%. Osservazioni empiriche suggeriscono il contrario: se munite di un organico sufficiente di infermiere e infermieri, le strutture sociosanitarie sono infatti in grado di risparmiare costi che ammontano a miliardi di franchi a causa di ospedalizzazioni evitabili e di effetti collaterali indesiderati (per es. l’aumento delle complicazioni). Per rimpolpare questo organico, l’offensiva di formazione dev’essere però imperativamente accompagnata da un miglioramento delle condizioni di lavoro (il secondo punto è previsto unicamente dall’iniziativa) per evitare l’abbandono professionale prematuro del personale curante. C’è chi invoca il principio di sussidiarietà e sostiene che le condizioni di lavoro non debbano essere definite nella Costituzione. Purtroppo, il “dialogo tra i partner sociali” non è riuscito a dare seguito, nel corso degli ultimi anni, alle ripetute rivendicazioni del personale infermieristico: come spiegare altrimenti che in molti Cantoni non vige ancora un contratto collettivo di lavoro e che la remunerazione delle e degli infermieri rispetto al salario medio svizzero è tra le più basse dei Paesi dell’Ocse? Rami professionali che forniscono prestazioni d’interesse generale, per es. l’agricoltura, sono già oggi ancorati nella Costituzione. Non si capisce secondo quale logica il settore delle cure, che riveste un ruolo essenziale all’interno della nostra società, non debba ricevere lo stesso trattamento. Il 28 novembre votiamo sì all’iniziativa “Per cure infermieristiche forti”!