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Nel deserto dei cuori aridi

Il 25 marzo dell’anno Covid 2020 − il tempo gramo delle chiusure delle strutture per la cultura, il tempo libero e lo sport − pubblicai, sulle pagine del ‘Corriere del Ticino’, un breve articolo dal titolo Il carro senza il bue, dal quale estraggo i seguenti passaggi: “Sono ormai parecchi i giorni che via via trascorriamo sempre di più in casa e che il tempo sospeso ci porta a dire, come Guccio Imbratta, creatura boccacciana, che sono ormai millantanove; e molti sono gli appuntamenti pubblici (sociali, politici e culturali) che, uno dopo l’altro, sono stati cancellati. Ci rimangono il telelavoro, i rapporti familiari, le letture, il riposo. [...] Ma dentro di noi comincia a crescere [...] il bisogno di vivere momenti di svago e incontri conviviali; [...] di frequentare manifestazioni ed eventi culturali: conferenze, cinema, teatro, concerti, mostre d’arte, spettacoli. Sorrido alla sciocchezza di chi ha detto, e dice tuttavia, che la cultura costa troppo e che con la cultura non si mangia! Soprattutto ora, che abbiamo gli occhi spalancati sul nulla, che sbattiamo contro porte chiuse. Quando finalmente questa tragedia finirà, allora sapremo con certezza che la nostra vita senza la cultura è come il carro senza il bue, il giorno senza il sole, la notte senza le stelle, il corpo senza lo spirito”.

Evidentemente per alcuni non è così. Per cui continuo a sorridere amaramente quando leggo le sciocchezze (eufemismo) scritte dai soliti pennuti e dagli Zii Bill sul ‘Mattino della domenica’ del 1° dicembre, settimanale fondato dal Nano e a proposito del quale il Biondin Codino continua a sostenere la macro barzelletta che esso “non è l’organo della Lega”! Per rimettere in sesto la contabilità del Comune di Lugano e del Canton Ticino – che, ricordiamo, sono governati da una maggioranza relativa leghista – il suddetto municipale-consigliere nazionale-direttore invoca a gran voce forti risparmi sugli “asilanti, sugli stranieri in assistenza e sulla cultura”. Per il settimanale leghista, “sia il Cantone che la Città di Lugano spendono uno sproposito per la kultura per pochi intimi con la puzza sotto il naso ed il borsello rigonfio. Ebbene questo è un settore in cui bisogna tagliare, ma con la motosega del presidente argentino Milei! Sia a livello cantonale che luganese!” (pag. 2). Poi, dopo aver scritto che “i costi della cosiddetta Città della Musica, prevista sul sedime della radio a Lugano-Besso, sono esplosi” per cui “senza uno sponsor privato NON SI FA”, a pag. 4 ecco un’altra sparata, questa volta (e ti pareva) contro il rosso Decs, reo di chiedere al Gran Consiglio un aumento del contributo quadriennale all’Orchestra della Svizzera italiana (Osi) [...] di 400’000 franchi rispetto al periodo precedente: “Una vergogna”.

È chiaro che per certuni la kultura dà fastidio, soprattutto quella etichettata come di sinistra (in attesa, come l’ufficiale Giovanni Drogo del Deserto dei Tartari, dell’arrivo di una cultura che sia espressione della destra che ci ritroviamo). Per loro la cultura non è “un bene comune primario come l’acqua”, e i teatri, le biblioteche, i musei e i cinema non sono “come tanti acquedotti” (Claudio Abbado).

Ma vogliamo ricordare a costoro come si stava quando la pandemia da Covid-19 aveva prodotto effetti devastanti sull’intero ecosistema culturale con la chiusura di musei, cinema, teatri? Con la cancellazione di eventi, manifestazioni e spettacoli dal vivo? Allora eravamo convinti che ne saremmo usciti migliori. Invece siamo più fragili e più rabbiosi di prima. Anche grazie alla politica di questa destra, nemica della cultura, glorificata sulle pagine de “Il Mattino della Domenica”, che meglio si chiamerebbe “L’Inverno della Domenica”.