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Dove vola l’avvoltoio

Negli ultimi tre anni osservo una forte deriva nel mondo occidentale, con una tendenza a fissarsi su soluzioni che la storia ancora recente ha dimostrato essere non solo inefficaci ma anche dannose. Questo in uno slancio collettivo che unisce miopia e stupidità.

Un esempio. In questi giorni cade il primo anniversario del tristissimo massacro del 7 ottobre in Israele e dell’ancor più triste reazione verso i palestinesi, soprattutto a Gaza. Esempio luminoso: dopo un anno di guerra, portata avanti senza i limiti e le inibizioni dei trattati internazionali e senza nessuna preoccupazione umanitaria né semplicemente umana, quindi in condizioni “ottimali dal punto di vista militare”, la Striscia di Gaza è praticamente un cumulo di macerie, la popolazione che è sopravvissuta è allo stremo, i civili morti sono una percentuale altissima rispetto ai combattenti morti, una decina di migliaia di bambini sono stati uccisi e moltissimi altri massacrati. Malgrado tutto questo orrore, non c’è altra parola, militarmente Israele ha fallito il suo scopo. Gli ostaggi restano introvabili, Hamas non è affatto sotto controllo, ed il conflitto invece di risolversi si sta estendendo.

Aggiungo il prezzo altissimo per i prossimi decenni, quello di due popolazioni traumatizzate, una dalla violenza cieca e sadica, l’altra, anche se non se ne rende ancora conto, dalla violenza “pulita” che ha rubato a più di una generazione di israeliani la loro umanità. Sappiamo cosa significa il riassorbimento di questi traumi: decenni di effetti perversi, come ad esempio negli Usa gli ex combattenti del Vietnam, in Germania gli ex soldati della Wehrmacht e delle SS.

Prima conclusione:

Uno degli eserciti più forti ed allenati del mondo, con il sostegno delle tecnologie più evolute, di un servizio segreto efficacissimo e con un sostegno finanziario esterno praticamente illimitato non è stato capace di raggiungere i suoi scopi, ha creato in modo evidentemente criminale un dramma umanitario orribile e continua a voler credere che con questi metodi assicurerà la sicurezza del Paese.

Di fronte a questi fatti bisogna essere ciechi, o stupidi, per non dover constatare che gli eserciti non sono in grado di compiere la loro pretesa missione, e questo per la loro stessa natura.

Queste osservazioni possono essere riportate all’Ucraina. Cosa resta dopo 2 anni e mezzo di guerra? Un Paese con molte infrastrutture distrutte, con alcune parti ridotte a campi di macerie e a terreni minati, una popolazione con larghi strati traumatizzati a vita dai vissuti della guerra ecc. E da parte russa qualcosa di simile.

Chi guadagna sono i fabbricanti d’armi, che non solo possono fornire ogni tipo di materiale destinato alla distruzione di persone e cose, ma che hanno davanti a loro la lucrosissima prospettiva della ricostruzione e dell’ampliamento degli stock di armi. Ed i politici, che la guerra, e le situazioni di grave tensione, tendono a mantenere al potere al di là di ogni controllo democratico, anche nei Paesi formalmente tali.

Seconda conclusione:

Anche la Svizzera ha sorprendentemente ripreso a credere che un potenziamento dell’esercito possa costituire una risposta credibile ai pericoli potenziali legati alla crescita dell’instabilità internazionale.

Ma come si fa ad investire in soluzioni che hanno rivelato con chiarezza la loro assoluta inefficacia per la pretesa missione di protezione del Paese e della sua popolazione? Stiamo correndo verso un baratro, non ce ne rendiamo conto? La pace, quella a cui aneliamo, si costruisce in un altro modo.

Eppure tutte le misure di risparmio previste dal Consiglio federale concernono i più svariati campi, dalle infrastrutture alla sanità, dall’educazione alla socialità, senza toccare l’esercito. Ma cosa protegge davvero il nostro Paese? Una cosa è certa: non è l’esercito.

Negli anni 1980 si insegnava ancora nelle scuole la canzone dell’avvoltoio, in ricordo della Seconda guerra. Dove sta volando l’avvoltoio?