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Chi ha paura di Sahra Wagenknecht?

(Keystone)
13 settembre 2024
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Non solo l’estrema destra (AfD), ma anche il partito personale della ex leader della Linke è il vincitore delle elezioni regionali in Germania. Fondato solo in gennaio, ha ottenuto il 15,8% dei voti in Turingia e l’11,8% in Sassonia, superando le tre formazioni della sinistra tedesca, il Partito socialdemocratico (Spd), i Verdi, Die Linke. Quel partito si chiama “Bündnis Sahra Wagenknecht” (Bsw), dal nome della sua fondatrice. Si proponeva di fermare l’ascesa dell’AfD. In realtà, ha solo sottratto voti alla sinistra incanalandoli nel nuovo “mainstream” conservatore trainato dalla destra radicale.

Ma chi è Sahra Wagenknecht? Una personalità carismatica e brillante, formata in filosofia, marxismo, economia, che non nasconde il suo orientamento attuale: si autodefinisce una “conservatrice di sinistra”. È cresciuta nella Ddr e nel suo partito unico, dove i “riformisti” le rimproveravano il suo stalinismo. Lo ha riconosciuto e ha fatto autocritica. Dopo la caduta del muro di Berlino, ha militato nelle varie formazioni confluite nel partito “Die Linke” creato da ex comunisti dell’Est e da militanti radicali dell’Ovest. Lì si è fatta rimproverare la vicinanza acritica all’ex Urss e al suo autocrate neoconservatore. Ha poi fatto autocritica dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha condannato.

Una condanna però di facciata, accompagnata dall’ostilità alle sanzioni contro l’aggressore e all’invio di armi a difesa dell’aggredito, in nome degli interessi della Germania (il gas russo…) e del pacifismo. Un pacifismo strabico che si indigna giustamente per gli interventi della Nato, ma sorvola su quelli della Russia che con le armi conquista territori e risorse, deporta bambini, vuole imporre all’Ucraina la sua volontà di ex grande potenza frustrata. L’“Alleanza Sahra Wagenknecht per la ragione e la giustizia” (questo il nome completo del partito) chiede almeno il cessate il fuoco a Gaza e lo stop all’invio di armi a Israele. La Bsw è anche critica verso l’Ue e strizza l’occhio ai “sovranisti”, ma non chiede che la Germania lasci né l’Unione europea, né la Nato.

In economia, Sw difende uno stato sociale forte, il servizio pubblico, le piccole e medie imprese tedesche, la partecipazione dei lavoratori nelle imprese più grandi, sindacati forti. Una linea “classica” della sinistra. Da conservatrice quale si definisce, è invece ostile ai movimenti e partiti urbani che si battono per le libertà individuali e per l’innovazione sociale e culturale, e che assegnano priorità ad ambiente, clima, energie rinnovabili.

Sw viene criticata perché propugna una politica migratoria restrittiva non lontana da quella dell’AfD. Va però sottolineato che non contesta il diritto d’asilo, né i pregi della diversità (è figlia di un iraniano e la copresidente della Bsw è una musulmana figlia di un egiziano), ma la migrazione eccessiva senza capacità d’accoglienza e politiche d’integrazione adeguate, e trascurando i timori dei residenti più vulnerabili. E qui c’è da riflettere anche per la sinistra non “conservatrice”.

Sulle politiche ambientali, climatiche, energetiche ha ragione di sottolineare che non devono colpire i meno favoriti, ha torto di relegarle in secondo piano.

In conclusione. Non so se la destra debba aver paura di Sahra Wagenknecht. Quanto alla sinistra, non dovrebbe demonizzarla ma neppure farsi ammaliare dai suoi successi elettorali. Di Sw e del suo partito sono criticabili la velleità di fermare la destra reazionaria inseguendola sui suoi temi prediletti, l’orientamento conservatore anziché rivolto al futuro, la contrapposizione fra centri urbani e periferie, la messa in secondo piano delle politiche ambientali, della giustizia internazionale e della solidarietà verso i dannati della terra, quasi contasse solo il benessere della Germania: Deutschland über alles?