laR+ I dibattiti

Torna lo spettro dell’atomo

Il Consiglio federale (in particolare l’Udc Albert Rösti) sta dunque pensando di abolire l’addio all’energia nucleare, facendosi una pippa della rinuncia a questa fonte d’energia sancita dal popolo nella votazione svoltasi non secoli or sono, bensì nel maggio 2017. Il 58% degli elettori pensò d’essersi tolto dalle scatole le centrali e quel fil di fumo che – come l’Etna – ci regalavano 365 giorni l’anno, h/24.

E invece. Invece ecco già dimenticati gli incidenti di Three Mile Island del marzo ’79 e quello ben più grave di Fukushima del 2011. Entrambe restano sul podio, dietro tuttavia la medaglia d’oro di Chernobyl, 1986. La notizia mi raggiunge quando sono ancora in vacanza a Madrano, proprio all’imbocco della Val Canaria. Ricordate? Negli anni 70, dopo vari sopralluoghi, proprio quassù i sapientoni della Cisra (Cooperativa per l’Immagazzinamento delle Scorie Radioattive), scoprirono il luogo ideale dove riporre materiale radioattivo pericoloso ma senza pericoli, garanzia sino alla settima generazione: appunto la Val Canaria, a parer loro geologicamente affidabilissima (e soprattutto in Ticino)! Manco il tempo di lanciare urbi et orbi l’importanza di tale scoperta ed ecco che la Val Canaria ha cominciato a scendere verso il fondovalle; ahinoi alla velocità di un centimetro l’anno: geologicamente parlando, tipo Valentino Rossi su un lungo rettifilo. Oggi si sconsiglia persino di risalirla e di scegliere un altro percorso per raggiungere la Capanna di Cadlimo. Si può arrivare tranquillamente sino alla cappelletta dedicata a San Defendente, poi si parla di pericolo di frane.

Quella di Rösti è ai miei occhi un’uscita scellerata per almeno due motivi: pur coi miglioramenti tecnici sopravvenuti nel frattempo, l’energia nucleare non è affatto “ganz sicher”, come afferma il ministro. Resta soprattutto il problema di come smaltire le scorie radioattive, pericolose sino all’ottava generazione. Le stesse industrie favorevoli a questa fonte d’energia sostengono che quello per le centrali nucleari è il classico investimento che come il Santo non vale più la candela: progettate oggi, saranno attive tra 20 anni, minimo.

Alle sue uscite poco attendibili, übrigens già più volte ribadite in passato (“Nuclear ist heute ganz sicher”), Rösti aggiunge la proverbiale intenzione dell’assassino che vuol tornare sul luogo del delitto, dicendo che si può ri/pensare a Mühleberg, dove c’era una centrale nucleare. Dimentica tuttavia d’aggiungere che – inattiva da anni – dal dicembre 2019 è iniziata la procedura per la sua dismissione.

È proprio di questi giorni, infine, la notizia che i principali fornitori di energia della Svizzera italiana diminuiranno le loro tariffe, alla faccia delle cassandre che prevedevano – con la guerra in Ucraina – lunghi inverni al freddo e una brutta fine per le nostre selle di capriolo congelate: Ail Lugano -12%; Ses -6,5% e Amb Bellinzona -5%. Che bisogno abbiamo dunque dell’energia nucleare? San Defendente, proteggici tu!