L’ostilità, il disprezzo, il risentimento, il rancore, l’acredine e il livore ci accompagnano giornalmente in modo ossessivo nella lettura dei nostri maggiori quotidiani, di quelli italiani e d’oltre Gottardo. Ci viene imposto l’assurdo paradosso di odiare i russi. Se non lo facciamo, come è convinzione diffusa di un mondo occidentale politicamente corrotto, la propaganda afferma che “favoriamo l’aggressione russa all’Ucraina”. Questo stravagante, paradossale e inaccettabile odio per un popolo è imposto da una parte in conflitto ai fini di escludere perentoriamente l’amore e il rispetto dovuto alle più alte espressioni artistiche e culturali e alla stessa struttura dell’anima culturale russa, codificata da opere, musicali e letterarie, d’altissima qualità. Attualmente l’odio si riflette sempre più sui giovani che, fragili, arrivano spesso ad autodistruggersi. Oggi, odiate, sono anche le donne. Sono costantemente umiliate dalla tracotanza di un capitalismo assolutista tutto svizzero che non permette loro di raggiungere una parità di genere prescritta dalla Costituzione e il riconoscimento del loro ruolo educativo basato sull’empatia, la sensibilità e l’amore. La schiavitù femminile è imposta dal mercato che disprezza il lavoro domestico, squalifica la donna educatrice e conduttrice dell’azienda di famiglia, la più importante dello Stato. La figlia o il figlio, soli fra le pareti domestiche, confrontati con genitori esausti, vivono il preludio di una solitudine e di un abbandono che per loro, con il carcere, l’ospedalizzazione psichiatrica e la deportazione, si protrarrà in un deprimente, insopportabile e infinito futuro.