Le analisi degli pseudo esperti si moltiplicano ma spesso si dimentica l’aspetto più importante: la vita delle persone
I venti di guerra si fanno sempre più forti e pericolosi. Le analisi degli pseudo esperti si moltiplicano ma spesso si dimentica l’aspetto più importante e cioè che in guerra le persone muoiono e che miliardi di dollari finiscono in fumo a vantaggio di pochi.
A livello mondiale la spesa in armamenti ammonta a oltre il 2% del Pil mondiale, che secondo il Fondo monetario internazionale nel 2023 era di 104’476 miliardi di dollari; in soldoni significa che si spendono circa 2’000 miliardi di dollari in armamenti (5,8 miliardi al giorno). Gli Stati Uniti da soli arrivano a 800 miliardi, seguono la Cina (290 miliardi) e poi India, Regno Unito, Russia.
La Boston e la Watson University hanno valutato il costo della presenza Usa in Afghanistan e le contigue operazioni nel confinante Pakistan: sono costate nel complesso poco meno di mille miliardi di dollari con una spesa media annua vicina ai 50 miliardi. Sono morti 47’000 civili e 66’000 soldati afghani. Hanno perso la vita anche 2’440 militari americani, 3’846 contractor e 1’144 militari delle forze alleate, 444 operatori umanitari e 72 giornalisti. In totale 170’000 caduti.
Nel maggio 2008 Linda Bilmes e Joseph Stiglitz (Premio Nobel per l’economia 2001) avevano calcolato che la guerra in Iraq sarebbe costata al popolo americano tremila miliardi di dollari. Dall’inizio della guerra contro Saddam Hussein i morti in Iraq hanno superato le 500mila persone (ma il valore effettivo è difficile da stimare).
La lista dei caduti in guerra potrebbe continuare a lungo: Siria, Africa (ad esempio Libia) e in altre parti del mondo. In questo inizio di secolo ci sono stati 79 conflitti secondo l’Institute for Economics and Peace.
Ma veniamo ai più recenti. Il conflitto in Ucraina ha già causato circa 100’000 morti (si tratta di stime perché non esistono dati ufficiali), di cui 10’000 civili ucraini. Mentre in 5 mesi di conflitto nella Striscia di Gaza i morti hanno abbondantemente superato le 30’000 unità, la maggior parte civili e bambini (10’000).
Secondo la Banca mondiale, per la ricostruzione dell’Ucraina saranno necessari circa 500 miliardi di dollari, mentre per ridare un minimo di dignità agli abitanti della Striscia di Gaza le stime sono ancora da fare.
Tuttavia questi sono solo numeri che danno un’idea dell’assurdità delle guerre, ma non possono quantificare il vero danno che subiscono le persone coinvolte: intere famiglie sconvolte, una o due generazioni segnate per sempre dal punto di vista economico ma soprattutto psicologico.
La guerra, in fondo, è solo una forma perversa di ridistribuzione della ricchezza a favore dei produttori di armi (i primi sette sono americani) a scapito dei tanti che la subiscono e che ne devono pagare i danni.
Certo, ci possono essere delle motivazioni anche serie, ma non bisogna mai dimenticare che la colpa – salvo rarissime eccezioni – spesso non sta solo da una parte. La Seconda guerra mondiale probabilmente non sarebbe scoppiata se i vincitori della Prima non avessero imposto condizioni impossibili alla Germania, sancite nel trattato di Versailles (si veda le analisi di Keynes in ‘Le conseguenze economiche della pace’). La guerra in Iraq poteva essere evitata, se non si fossero inventate false prove. Quella in Afghanistan non avrebbe nemmeno dovuto iniziare, visto che alla fine si è tornati al punto di partenza.
Prima di arrivare allo scontro armato sarebbe necessario tentare tutte le vie possibili di mediazione, mentre oggi l’impressione è che le guerre siano volute o perlomeno provocate. Dalla Seconda guerra mondiale, solo quella del Vietnam ha avuto un chiaro vincitore; in tutte le altre, nella stragrande maggioranza dei casi, il risultato finale è stato peggiore della situazione iniziale. Gli Stati Uniti sono stati implicati in quasi tutti i conflitti, direttamente o indirettamente, e dal 1945 in poi non ne hanno mai vinto uno.
Ora proviamo a immaginare cosa sarebbe possibile fare con quella montagna di soldi. Ad esempio, senza la guerra in Ucraina probabilmente non ci sarebbe stata un’inflazione così alta. Molti Paesi poveri non avrebbero dovuto confrontarsi con crisi alimentari. Con i miliardi spesi nei conflitti degli ultimi decenni sarebbe stato possibile debellare diverse malattie, creare condizioni economiche e sociali affinché milioni di persone non fossero costrette a emigrare. Milioni di bambini avrebbero potuto avere accesso all’istruzione e forse avremmo avuto una qualche speranza di ridurre realmente gli effetti dei cambiamenti climatici (che genereranno altri conflitti).
L’uomo, che si autodefinisce l’animale più intelligente della terra, sarà anche capace di grandi successi tecnologici (comprese le armi) ma sembra non aver imparato nulla dalla sua storia.