Nella storia del Canton Ticino nel XX secolo, il capitolo dedicato allo sfruttamento delle acque è una specie di buco nero. Questi eventi, carichi di conseguenze per il territorio e per le comunità di valle – e, in un certo senso, anche per le finanze del nostro Cantone –, sono infatti stati studiati poco e di malavoglia.
In attesa che la nostra storiografia rimedi a questa incredibile lacuna, ho letto con interesse, su laRegione di ieri, il contributo del Consigliere nazionale Bruno Storni. Prendendo spunto da una vicenda che stiamo trattando in commissione della Gestione e di rilevanza tutto sommato contenuta (il contributo del Cantone per la ristrutturazione della sede locarnese delle Officine idroelettriche della Maggia), il deputato socialista ha riportato al centro dell’attualità alcune cifre della massima importanza. Cifre che, a 75 anni dal voto (unanime!) del Gran Consiglio sulla prima concessione idroelettrica in Vallemaggia, non cessano di impressionare.
Storni afferma che Ofima e Ofible, le aziende che sfruttano gran parte delle acque del Cantone, non hanno sempre dimostrato grande empatia con il territorio, ultima in ordine di tempo il ricorso contro la decisione per il rilascio di deflussi minimi, che conosco bene in quanto sono stato relatore. Occorre tuttavia dire che a casa nostra comandiamo poco perché queste società appartengono soltanto per il 20% al Ticino – il resto è in mano alle più importanti aziende elettriche svizzere (Axpo, Alpiq, BKW, più le aziende cittadine di Basilea, Zurigo e Berna). Sono loro e i loro proprietari a dettare il ritmo. Parliamo di “aziende XXL operative in Europa, che nel 2022/23 (…) hanno prodotto utili per 5-6 miliardi”. Gli azionisti, grazie a un artificio giuridico, “ritirano l’energia a prezzo di costo che a dipendenza dell’anno idrologico scende sotto i 4 cts/kWh” per poi rivenderla ai prezzi di mercato. Un affare!
Nell’articolo si legge che i “comproprietari di Ofima/Ofible, sin dalla fondazione hanno sfruttato tutto quanto possibile...”. A questo proposito si ricorderanno i significativi interventi di Plinio Martini, Arrigo Caroni, Romano Broggini e Armando Dadò.
Il Consigliere nazionale socialista solleva un tema di grande rilevanza affermando che “oggi nell’ultimo tratto della Maggia scorre un esiguo flusso d’acqua senza vita, senza trote. Corsi d’acqua spremuti come limoni che generano importanti utili alle aziende partner, utili assenti dal Ticino come i pesci nella bassa Maggia, ma realizzati nei Cantoni d’Oltralpe, sedi delle aziende comproprietarie di Ofima/Ofible”. Ciliegina sulla torta il ricavato per le casse ticinesi: appena 36 milioni di franchi l’anno (fra canoni d’acqua e imposte), a fronte di centinaia di milioni all’anno di utili prodotti nei cantoni ricchi, con le nostre acque.
E qui veniamo alla questione politica. Lasciando per un momento da parte i grandi gruppi industriali d’Oltralpe, sarebbe bene che in Ticino iniziassimo ad alzare la voce per prima cosa contro l’ipocrisia delle grandi Città confederate comproprietarie per l’80% di Ofima/Ofible.
I Municipi di queste Città, tutte a guida rossoverde, negli ultimi anni sono infatti stati sempre in prima linea quando si è trattato di “elaborare il passato coloniale” della Svizzera (qualunque cosa significhi questa espressione), andando spesso a cercare il marcio con il lanternino, in ogni angolo del nostro passato. La somma ironia della sorte di questo esercizio di pubbliche relazioni, però, è che il lanternino continua a essere alimentato con l’elettricità prodotta a prezzo scontato con le acque colonizzate del Ticino, delle quali beneficiano lautamente.
Vista la sua vicinanza politica ai padroni delle nostre acque, non posso quindi che invitare il Consigliere nazionale Bruno Storni a fare sentire la voce del Ticino non solo per un sussidio locale, ma anche con i suoi colleghi che governano le grandi Città confederate – chiedendo magari di anticipare la restituzione del bottino (per la Vallemaggia fissata al 2035 e al 2048), o perlomeno a fare un gesto di buona volontà. Per esempio, ponendo finalmente rimedio a uno degli scempi ambientali più gravi in assoluto: il prelievo totale che da decenni tiene “spenta” una delle cascate più belle del Ticino, quella del Soladino sulla piana di Riveo.