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Razzismo e sport gli errori della nostra società

L’Associazione degli Africani Subsahariani in Svizzera e in Europa condanna i vergognosi insulti razzisti che ha subito l’afrodiscendente Mike Maignan portiere del Milan, durante Udinese-Milan sabato 20/01/24. Sempre gli stessi problemi e la Fifa non riesce a sconfiggere il razzismo negli stadi? Il razzismo si fonda su un’ipotesi scientificamente errata, come dimostrato dalla genetica delle popolazioni, che la specie umana possa essere divisa in “razze” differenti dal punto di vista biologico, alimentando la convinzione preconcetta per cui esisterebbe una gerarchia “naturale”, sulla cui base una “razza” sarebbe superiore o inferiore a un’altra per caratteristiche fisiche, intellettuali, etiche e morali. Essa ha origini nel XIX secolo, momento storico in cui la Gran Bretagna, con la sua ricchezza, attuò un piano di civilizzazione delle proprie colonie (India, Nuova Zelanda, Sudafrica) utilizzando come strumento principale il cricket e il rugby. Nel 1936, Hitler fece lo stesso durante le Olimpiadi di Berlino, al fine di diffondere la supremazia della “razza” ariana. In quella data però, a vincere ben quattro medaglie d’oro fu Jesse Owens, un velocista afroamericano. In generale, lo sport, che in origine designava un’attività di tipo ricreativo, attualmente include qualsiasi attività ludica di tipo agonistico, individuale o di squadra. Vediamo solo il colore della pelle, senza soffermarci sui dettagli: il Paese, la diversità, oggi siamo tutti d’accordo nel non fare più riferimento alla parola “razza” per la mancata conferma scientifica del suo significato. In particolare, il razzismo nel calcio europeo si manifesta in diverse forme, vi sono aggressioni di tipo fisico, ma anche di tipo verbale, come gli striscioni contro i giocatori afrodiscendenti della squadra avversaria, fatti soprattutto dalle curve della tifoseria Ultras, o i cori. Dunque gli stadi possono diventare luoghi di aggressione e di manifestazione di posizioni e avversioni a sfondo xenofobo-razzista. La discriminazione e il razzismo sono il cancro dell’umanità e come tali andranno eliminati, a causa di un mondo che cambia e che cresce sempre più aperto a lontani orizzonti. Tutto comincia dall’educazione dei bambini. Ciò ci rimanda all’importanza dell’educazione, attraverso la scuola e lo sport, il quale rappresenta un ambito che dovrebbe promuovere la condivisione e la solidarietà, costituendo uno strumento volto a sensibilizzare al rispetto e alla diversità come risorsa e non come limite.