A Mendrisio i giovani rischiano di essere le vittime collaterali di una politichetta da strapaese e di vedere allontanare l'area di svago all'ex Macello
“… Se Charlie fa skate, non abbiate pietà, / crocifiggetelo, sfiguratelo in volto / con la mazza da golf”: cantavano i Baustelle quindici anni fa, descrivendo alla perfezione il clima che si respira in questo inizio estate a Mendrisio dopo l’annuncio del referendum contro l’ormai famigerato skate park, previsto sul sedime dell’ex Macello. In apparenza animato da buoni propositi (“siamo favorevoli allo skatepark, MA…”), il Comitato referendario rappresenta un fronte variegato ed eterogeneo, che al proprio interno non concorda su (quasi) nulla e le cui (op)posizioni vanno in decine di direzioni diverse e, a volte, divergenti. Non vi è infatti accordo sulla posizione alternativa da conferire all’area skate, né sulla destinazione da assegnare all’ex Macello.
Per quanto riguarda la posizione, c’è chi predilige il comparto di San Martino, che per altri rappresenta tabù. E l’ex Macello? Spazi per l’Accademia e la Supsi. Anzi no, bastano i 21 posteggi di servizio e un po’ di verde che non sia fonte “di eccessivi costi di manutenzione” (insomma, una riqualifica in stile Far west, tutta asfalto, cactus e rose del deserto). E lo stesso skate park, cos’ha che non va? È troppo piccolo, va dimensionato per le gare (quali?) e deve essere degno della Grande Mendrisio (maiuscole obbligatorie). Macché, è uno spreco di una risorsa indispensabile, il suolo (che, nel caso specifico e allo stato attuale, sembra la pianura di Udûn).
E poi i rumori; non quelli causati dagli skater, che in un qualsiasi altro agglomerato umano del pianeta generano conflitti con il vicinato. No, a Mendrisio il problema pare essere esattamente l’inverso, ovvero quello di collocare le attività giovanili lontano dai centri cacofonici, all’interno di comparti silenziosi, periferici e soprattutto isolati, all’unico scopo, sia chiaro, di tutelare i ragazzi dall’inquinamento fonico. Esattamente come si è fatto per il Centro Giovani, vero Gian Charlie? E che dire, inoltre, del traffico attorno all’isola dei pirati dell’ex Macello? Come riusciranno i nostri giovani a superare indenni quelle strade congestionate e pericolose (le stesse – detto per inciso – che caratterizzano tutto il fondovalle del Mendrisiotto)?
Beh, magari si potrebbe ricordare ai referendisti il sottopassaggio che collega in totale sicurezza l’ex Macello alla stazione; oppure la prevista riqualifica dell’intero comparto a zona con limitazione a 30 km/h. O ancora il fatto che le attività proposte sul sedime sono sport urbani che per definizione e si svolgono, per l’appunto, sempre in sicurezza, all’interno di spazi ben delimitati, inseriti in un contesto di “urban jungle”.
Infine, riserviamo una menzione a parte alle affermazioni che rientrano a pieno titolo nella categoria “Balle spaziali” (in memoria di un celeberrimo film di culto degli anni 80). Ne citiamo solo un paio, due classici senza tempo: il costo eccessivo e gli altri progetti, rivolti ai Quartieri, “che attendono pazientemente da anni la loro concretizzazione”. Insomma, tutto fa brodo nel calderone dei referendisti, che, nel loro sonno criogenico, si sono persi gli investimenti milionari per gli ex Comuni aggregati degli ultimi anni.
Tirando le somme, l’armata Brancaleone dei contrari (allo skate park, al Municipio, a tutto sempre e comunque) ha deciso di pescare con le granate nel laghetto degli scontenti, nel tentativo di sfruttare la questione skate park per ottenere le luci della ribalta a un anno dalle elezioni comunali. Le vittime collaterali di questa politichetta da strapaese potrebbero però essere i giovani (“neanche tutti di Mendrisio”, direbbe qualcuno raggiungendo l’apice del primanostrismo), che rischiano di trovarsi “le mani legate da un mondo di grandi e di preti”, come nella canzone dei Baustelle, e soprattutto di vedere il tanto agognato skate park posticipato al duemilamai.
No al referendum, sì allo skate park.