Nel villaggio vallesano di Turtmann, ormai da diverse settimane, si sente un gran brontolio. L’origine del malumore è da ricercare nella vendita all’estero dei diritti della sorgente d'acqua potabile "Mühlackern", una delle più grandi della Svizzera. Una sorgente dalla lunga e tormentata storia.
Dodici anni fa, la comunità ha stipulato un contratto di diritti d'acqua di 99 anni con un imprenditore locale che, da allora, ha cercato senza successo di vendere i diritti sull'acqua. Si tratterebbe di un progetto da circa 30 milioni di franchi che prevede la costruzione di un impianto di imbottigliamento di acqua minerale. Quella sorgente scorre sotto la montagna più famosa della Svizzera e verrebbe poi venduta in una bottiglia con il motivo del Cervino. Non appena si è appreso che investitori cinesi erano molto interessati al progetto, il brontolio, a ragione, ha varcato i confini della valle del Rodano.
Oggi, il valore dell'acqua è sempre più importante in quanto la sua disponibilità sta diventando sempre più scarsa a causa dei cambiamenti climatici, dell'aumento della popolazione e dell'urbanizzazione. L'acqua è essenziale per la vita umana, la produzione di cibo e l'industria, ma è anche un bene comune che deve essere protetto e gestito in modo oculato e sostenibile.
La costruzione della diga della Verzasca negli anni 60 è stata una decisione di lungimiranti politici che ha portato benefici duraturi per tutta la regione. La diga fornisce energia idroelettrica rinnovabile e costituisce una fonte di sicurezza idrica, in quanto consente di regolare il flusso del fiume e prevenire inondazioni.
La vendita di fonti naturali ed energetiche all'estero può portare a una perdita di indipendenza e di controllo sulle risorse e sulla loro gestione. Inoltre l'estrazione e la vendita di queste risorse possono avere un impatto negativo sull'ambiente e sulle comunità locali.
La questione della vendita di fonti naturali ed energetiche all'estero non è discriminatoria verso i cinesi o chiunque altro, ma riguarda la necessità di proteggere le risorse e gestirle in modo indipendente e sostenibile per il bene comune.
Un approccio alternativo concreto, alla vendita di fonti naturali ed energetiche all'estero, dovrebbe essere la “creazione di un fondo nazionale per riacquistare le risorse di importanza strategica” per le comunità, le regioni e il Paese. Questo potrebbe essere realizzato in collaborazione con i Comuni e i Cantoni, garantendo la protezione delle risorse e l'autonomia energetica. La pandemia da Covid-19 ha messo in luce l'importanza dell'autonomia e della resilienza. Garantirsi di restare “liberi perché autonomi” in termini di risorse idriche ed energetiche può essere un passo importante per assicurare sicurezza e stabilità alle comunità locali, alle valli e al Paese nel suo insieme.