I dibattiti

Tra gli ideali e la realtà

(Keystone)
27 febbraio 2023
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La guerra di difesa e resistenza da parte della popolazione ucraina contro l’aggressione russa, in nome di principi quali libertà, democrazia e autodeterminazione dei popoli, può essere pensata come giusta, anche perché sono gli stessi ucraini a decidere, in primis, di imbracciare le armi e combattere. Se si parte dal presupposto che qualsiasi guerra d’aggressione sia sbagliata e se fosse giusto, ad esempio, condannare l’invasione dell’Iraq del 2003 da parte degli Stati Uniti, allora bisognerebbe per coerenza condannare anche l’invasione russa del 2022.

Una posizione di "equidistanza pacifista", che sostiene che entrambe le parti in conflitto avrebbero le loro colpe e responsabilità, usando ad esempio l’argomentazione che sarebbe stato l’allargamento della Nato a Est ad aver causato l’aggressione, nega invece il diritto all’autodifesa sancito dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ma non solo: questa argomentazione rischia di avere come conseguenza, voluta o meno, la giustificazione del principio della "guerra di difesa preventiva". Qualsiasi Paese che si sente, a torto o a ragione, minacciato potrebbe così invocare a suo favore le ragioni per una guerra di aggressione. Sarebbero così state giustificate ad esempio le guerre volute da George W. Bush così come sarebbero giustificabili gli attacchi di Erdogan contro il Kurdistan.

Il sostegno morale, politico, economico e/o militare alla guerra di difesa del popolo ucraino non implica quindi incoerenze? Perché ad esempio non aiutiamo i curdi come gli ucraini in nome del principio di autodeterminazione? E se l’imperialismo occidentale ha usato la guerra per provare a esportare la democrazia nel mondo, in nome dei suoi interessi e per imporre la sua egemonia, perché non potrebbe farlo dal loro punto di vista anche la Russia, o la Cina con Taiwan. Il problema è che tra gli ideali e le realtà, tra il dover essere e come il mondo è veramente, non possono non esservi discrepanza e incoerenza. In un mondo ideale bisognerebbe ad esempio sostenere i curdi come facciamo con gli ucraini. La questione è se questo, all’interno dei rapporti di forza attuali, sia realisticamente fattibile, e non solo idealmente auspicabile.

Il fatto però che non sosteniamo in maniera equa tutti i popoli aggrediti al mondo è una ragione sufficiente per non aiutare il popolo ucraino? O tutti o nessuno e quindi nessuno? Per analogia, sarebbe come sostenere che di fronte a più persone che necessitano di essere soccorse, protette, difese, visto che non possiamo salvarle tutte non ne aiutiamo nessuna solo perché non riusciamo a garantire parità di trattamento. La solidarietà, a livello globale e internazionale, allo stato attuale non può essere equa. Ci si muove per "cerchi concentrici": a livello politico si è più solidali tra cittadini che vivono nello stesso comune di residenza, poi tra chi vive nello stesso cantone, nello stesso Stato-nazione, e così via. Il territorio e la geografia contano. Una guerra di aggressione da parte di un’autocrazia in un’Europa democratica riveste un’importanza maggiore per un europeo che non una guerra d’aggressione in un altro continente.

Invece di nascondere le proprie incoerenze dietro una supposta superiorità morale, l’Occidente dovrebbe invece ammetterle e tentare di superarle. Tra i principi universali e la nostra concreta realtà geografica, storica, culturale e politica non può non esservi discrepanza. Ciò non dovrebbe però essere una ragione per non fare nulla, ma per fare il possibile, nella speranza e con l’idea di poter costruire in futuro un mondo sempre più equo e inclusivo nel quale tutti i popoli aggrediti e oppressi possano ricevere, se vogliono, aiuto e solidarietà.

E l’imperialismo occidentale? Perché la Russia non potrebbe fare come gli Usa in Iraq nel 2003? L’hanno fatto gli americani, quindi perché non possono farlo anche altre potenze imperiali? Anche qui bisognerebbe iniziare ad ammettere che (quasi) tutte le guerre combattute dagli Usa erano sbagliate, dei tragici errori per non dire dei crimini. Vi sono state guerre d’invasione contrarie al diritto internazionale, la democrazia non può essere esportata con le armi e la guerra di difesa preventiva non può mai essere autorizzata, allora come oggi.

O si prova a costruire un mondo di "pace perpetua" multilaterale nel quale la guerra non può mai essere accettata per risolvere le controversie tra Stati e/o per affermare volontà di potenza imperiali. Oppure non ci rimane che una cinica realpolitik la quale, in nome di una pace senza giustizia, nega il diritto all’autodeterminazione dei popoli e chiede loro la resa di fronte a quegli imperialismi che, alla forza della legge, preferiscono la legge della forza per imporre la loro egemonia e spartirsi il dominio del mondo.