I bandi per la direzione della Pinacoteca Züst e dell’Archivio di Stato sono aperti ben 16 e 14 mesi prima del pensionamento dei direttori attuali
Capitava nel passato, anzi era consuetudine, che i posti nell’amministrazione fossero assegnati in funzione della bandiera di partito. Con il sistema maggioritario e fin verso il 1890 vigeva lo Spoil System: chi andava al potere sistemava i suoi; agli altri, agli avversari, era indicata la via dei mari. Era naturale: i partiti non dialogavano, si scontravano fra amici e nemici senza soluzione di continuità. Poi venne il sistema proporzionale e il Consiglio federale indicò la necessità di dare "à chacun sa part". E così fu nell’amministrazione e i dipartimenti divennero dei feudi di partito. La lottizzazione nella gestione del potere prevedeva le nomine secondo la logica della spartizione: a contare non era il merito ma la fedeltà al partito. Il Ticino anticipò il famoso manuale Cencelli, quello che contemplava le formule algebriche per non far torto a nessuno. Questo fu: noi in materia siamo stati dei precursori. E oggi? Per certo sappiamo che la mediocrità sta prevalendo sul merito in politica e anche l’amministrazione ne risente quando i criteri sono quelli della pratica clientelare e dell’interesse di bottega (per chi avesse qualche dubbio in proposito, sono a disposizione i testi di Tom Nichols e Alain Deneault).
In questi giorni, mi segnalano in parecchi con reiterata insistenza – fra di loro personalità di alta cultura, che alla cultura si dedicano con convinzione e prestigio – che sono in atto concorsi per la direzione della Pinacoteca Züst e dell’Archivio di Stato, aperti ben 16 e 14 mesi prima del pensionamento dei direttori attuali. La misera giustificazione ufficiale: è bene agire per tempo, casomai i/le prescelti/e volessero poi rinunciare all’incarico. Insinuano alcune voci dubbiose che questi argomenti siano pretestuosi: si tratta di un’operazione clientelare per consentire di sistemare le cose prima delle elezioni di aprile. "Io non ci credo" (copyright Maurizio Crozza), ma certo è piuttosto singolare la faccenda perché mai si è proceduto a nomine con così largo anticipo, nemmeno per le cariche apicali.
Qualcuno suggerisce – per deduzione consequenziale – che la Divisione cultura voglia provvedere alle nomine prima della partenza annunciata dell’attuale Consigliere di Stato, perché non si sa mai: il vento potrebbe cambiare per chi è abituato a gestire lo spazio culturale con piglio autoritario ma scarsa autorevolezza. Beninteso, "io non ci credo" perché sarebbe oltremodo disdicevole che un bene pubblico fosse retto con criteri personalistici. Ma il sospetto è ammesso. Perché tanta fretta? Sarebbe utile conoscere le argomentazioni vere, non quelle di comodo. Come sarebbe utile conoscere la composizione e i membri, sicuramente autorevolissimi, delle commissioni giudicanti.
Sempre le medesime voci insistenti mi segnalano, per quanto concerne la Pinacoteca Züst, che è prevista pure la soppressione della carica di Direttore/Direttrice, l’istituzione di un/una conservatore/conservatrice al 50% e quindi con un declassamento della funzione. Assolutamente no, "io non ci credo": è noto a tutti che la Pinacoteca Züst si è distinta in questi anni per la straordinaria qualità del suo lavoro e per l’originalità delle sue iniziative che le valsero e le valgono notorietà e consensi internazionali. Come credere che si voglia procedere a declassare un museo che ha meritato note di eccellenza? Come credere che si voglia ridurre la sua autonomia d’azione sottoponendo i suoi progetti al vaglio dei/delle funzionari/e della Divisione cultura? Sarebbe un’assurdità.
Quindi "io non ci credo" ma se così fosse, ebbene dovremmo ammettere che in questo cantone, ancora una volta, i titoli di merito e la competenza sono costretti a soccombere al cospetto di altri intenti. E che sia proprio la Divisione cultura a esibirsi in una simile operazione di mancanza di maturità culturale e civile, beh, "io non ci credo". Eppure…