È ormai iniziato un lungo periodo di fermento elettorale che ci porterà dapprima verso il 2 aprile 2023 con il rinnovo del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, a seguire le votazioni federali del 22 ottobre 2023 per concludersi il 24 aprile 2024 con le elezioni comunali. Tutti appuntamenti importanti per il nostro Ticino. Appuntamenti che potrebbero rimescolare le carte politiche e portare linfa nuova non solo a livello legislativo ma anche esecutivo. Mai negli ultimi 60 anni (a partire dalla crisi di Cuba) abbiamo avuto una situazione geopolitica così complicata. Abbiamo avuto la crisi petrolifera del ’73 e dell’80 e non vogliamo dimenticare quella finanziaria del 2008. Da ognuno di questi momenti abbiamo saputo trarre degli insegnamenti che hanno influito sulle decisioni prese come nazione e come società, introducendo misure strutturali che ci hanno accompagnato fino ai nostri giorni.
Le votazioni federali che avranno luogo esattamente tra un anno, mai come ora, hanno un’importanza strategica per il futuro della Svizzera tutta. È a livello federale che vengono prese le decisioni che più impattano sul posizionamento della nazione nel contesto politico internazionale come abbiamo potuto constatarlo, in qualità di cittadini, in due anni di pandemia. A proposito di pandemia, quali sono gli insegnamenti tratti? Piano pandemico, lockdown, mascherine, vaccini, pass vaccinale, posti di medicina intensiva, logistica, materiali, rifaremmo tutto uguale oppure è possibile ripensare il quadro giuridico e le regole d’ingaggio adottate? Se la risposta è sì, cosa possiamo cambiare per essere più pronti la prossima volta?
È compito della politica risolvere problemi reali a corto, medio e lungo termine senza farne una questione ideologica. Dev’essere capace di federarsi attorno a soluzioni concrete e allo stesso tempo essere sufficientemente flessibile da riconsiderare decisioni passate qualora queste non corrispondano più a nuove e fondamentali esigenze.
Energia 2050 è una bella chimera. Ridurre la produzione di energia del 10% a fronte di un aumento stimato dei consumi del 10% non può essere realizzato senza aumentare la nostra dipendenza dall’estero e confidando nella buona volontà altrui. Lo sa bene la Consigliera Federale Sommaruga il cui piano di reciproca solidarietà con la Germania per la fornitura di gas ha poche possibilità di andare a buon fine. Non ci resta che fare la doccia in due... trovo l’idea interessante ma forse non come soluzione governativa.
Quale ruolo vogliamo per la Svizzera del prossimo futuro, che cosa significa, in particolare dallo scorso 24 febbraio, essere una neutralità armata? Come vogliamo posizionarci sullo scacchiere della politica internazionale? E con i nostri vicini dell’Unione europea? Pur non facendone parte anche noi adottiamo decisioni prese a Bruxelles. Cerchiamo di adattarle alle "particolarità" svizzere ma alla fine, sempre più spesso, l’impulso viene da lì. Visto che il prossimo fine settimana si vota, tra l’altro, sull’imposta di circolazione mi viene spontaneo prendere il seguente esempio. La Commissione europea ha introdotto negli anni norme viepiù restrittive sulle emissioni delle vetture e ci sta, ma puntare tutto sull’elettrico significa, di fatto, delegittimare e quindi depotenziare la ricerca su altre tecnologie. È davvero quello che vogliamo? Vogliamo davvero limitare il terreno di gioco e la creatività di cui hanno bisogno la scienza e la ricerca? I temi sul tavolo per il nostro futuro sono tanti e tante sono le sfide e per la prima volta dopo tanti anni sono davvero sfide nuove. Le prossime votazioni federali avverranno in un contesto storico estremamente particolare, e sono forse le più importanti dell’era moderna per il futuro di Signora Helvetia. Ognuno di noi può fare qualcosa di semplice, anche quella grossa fetta degli aventi diritto che di solito non lo fa, potrebbe fare qualcosa di "rivoluzionario": Andare a votare.