Quando abbiamo un problema, quando abbiamo paura, quando siamo minacciati, basta comporre un numero di telefono e sappiamo che qualcuno arriverà per aiutarci. Non degli amici, dei parenti, o delle persone con cui abbiamo dei trascorsi, ma dei perfetti sconosciuti in uniforme. Lo avrete capito che mi sto riferendo alla polizia, a tutte quelle donne e quegli uomini che hanno deciso di fare del servizio alla popolazione il loro mestiere.
Parto da qui in merito a quanto successo recentemente nel Mendrisiotto. I fatti: un ragazzo, in stato alterato dall’alcol (sembrerebbe con il 3 per mille! e forse anche da droghe), ha minacciato con un coltello delle persone. Il tutto si è risolto grazie all’intervento degli agenti di polizia. A questo punto la cronaca dovrebbe chiudersi con l’apprezzamento per chi ha evitato che venissero ferite terze persone, come purtroppo è successo anche recentemente non tanto distante da noi.
E invece no, bastano alcune immagini, naturalmente decontestualizzate, dell’arresto per far partire l’ondata di critiche e mettere in moto il tribunale dei social. Sarebbe curioso vedere i giudizi delle persone se insieme a queste immagini vi fossero anche quelle mentre il ragazzo minacciava delle persone con un coltello o se loro stessi avessero vissuto quei momenti. Probabilmente l’approccio sarebbe un po’ differente, ma d’altra parte quando un pericolo è stato sventato (o non lo si è vissuto) evidentemente per alcuni è un po’ più difficile distinguere i buoni dai cattivi.
Un episodio, quello di Chiasso, che è solo l’ennesimo caso emblematico di questo atteggiamento dove la critica (spesso senza nemmeno sapere bene di cosa si parla) è imperante. Da cittadino mi fa male vedere come chi è lì per garantire la nostra sicurezza, 24h/24h 365 giorni all’anno, viene messo alla berlina per aver fatto il suo lavoro e penso che sia importante ribadire che c’è una maggioranza di cittadine e cittadini che invece ha fiducia e apprezza il loro operato.
Io sono uno di quelli.