Il 15 maggio affronteremo un voto popolare fondamentale, nel vero senso del termine, ossia che va a toccare i fondamenti del funzionamento dello Stato. Austerità o presenza nei momenti di difficoltà? È su queste due visioni del futuro che noi cittadini saremo chiamati alle urne. Infatti il "decreto Morisoli", approvato da una risicata maggioranza del Parlamento, sancisce che si raggiunga il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025, agendo con misure di contenimento della spesa.
In altre parole, a seguito dei conti in rosso causati dal Covid, Morisoli propone di rientrare con l’austerità. In concreto significa un potenziale blocco dei progetti e di nuove spese, attaccare i posti di lavoro nel settore pubblico o un taglio alle prestazioni ai cittadini. Quello che agli occhi di molti può apparire come un dibattito astratto, potrebbe invece avere conseguenze pesantissime!
In Ticino le necessità sociali sono in aumento. Un esempio chiarissimo è quello delle spese dovute alla presa a carico della popolazione più anziana, una categoria in continuo aumento considerata la conformazione demografica ticinese. Dover plafonare le spese in questo ambito significherebbe riversare sulle persone anziane maggiori oneri. Oppure, se come auspicabile lo Stato si fa carico di queste necessità, se passasse l’iniziativa dell’Udc il parlamento sarebbe costretto a dover tagliare in altre voci, su altri cittadini. Ma dove? Questo i promotori non ce lo dicono chiaramente, ma è facile immaginare le risposte: privatizzazioni, precarizzazione dell’impiego pubblico, diminuzione dell’aiuto sociale alle persone più bisognose. Nessuno è al riparo da eventuali tagli.
A dimostrazione di come questa iniziativa sia del tutto squilibrata vi è anche il fatto che non si prende nemmeno in considerazione un aumento delle entrate. In un periodo storico caratterizzato da inaccettabili diseguaglianze sociali, con l’1% della popolazione ricca che si sta ampliando il suo capitale, sarebbe del tutto legittimo agire per una migliore ridistribuzione della ricchezza. Ma evidentemente questa iniziativa ha tra i suoi obiettivi anche la tutela di questa piccola fascia della popolazione, che per gli iniziativisti non deve "correre il rischio" di dare un contributo più corretto alla collettività. Questo è inaccettabile!
Ma c’è di più. In un periodo come questo, caratterizzato dall’inflazione, dal rincaro dell’energia e dei combustibili fossili, lo Stato deve essere presente, sostenere i propri cittadini e imprese di fronte a queste difficoltà! La pandemia ha mostrato chiaramente che questo deve essere il ruolo dello stato nei momenti di incertezza e precarietà. Non corriamo il grave rischio di approvare un’iniziativa del tutto miope, da buoni contabili ma da pessimi politici. Che voi siate per la progettualità, o anche solo per un maggiore equilibrio, l’invito è di votare no all’ideologico ed estremo decreto Morisoli!