laR+ I dibattiti

Doppiezza e falsità

15 febbraio 2022
|

La globalizzazione economica e finanziaria, oltre che interdipendenze politiche, tecnologiche commerciali e sanitarie, ha portato anche effetti di una rilevanza negativa, poco percepita a livello locale, nazionale ed europeo. Un pensiero unico convogliato dalla lingua inglese s’insinua e s’inserisce soffocando il costume, il pensiero e la coscienza collettiva e individuale dell’ambiente locale. La memoria, invece che sulla narrazione di una storia vissuta, si basa su ciò che è inserito in un cellulare o in un personal computer che si può cancellare. Dopo la radiazione del fatto, indipendentemente dalla sua importanza, non rimane che il nulla. Tuttavia quanto ancora si può leggere sulle ricerche nel campo dell’arte e della letteratura dei secoli passati si ripresenta una realtà opposta al pensiero dominante e alla cattiva coscienza del momento. E facciamo tre esempi.

Il primo riguarda i nostri vicini, sorelle e fratelli di una nazione italiana alla quale per etnia, cultura, tradizione e lingua, si voglia o no, noi apparteniamo. E mi riferisco al Quirinale. Costruito a partire dal 1573, è uno dei più importanti palazzi di Roma dal punto di vista artistico. Alla sua costruzione e decorazione lavorarono insigni maestri dell’arte italiana fra i quali troviamo anche i “noss gent” Domenico Fontana e Carlo Maderno. Sul ritorno di Sergio Mattarella al Palazzo è inopportuno entrare nel merito del gioco politico italiano, marcato da doppiezza e insincerità. M’interessa invece il carattere umano di una persona siciliana, sensibile (ebbe un fratello ucciso dalla mafia) e colta. Aveva deciso di non ripresentarsi per un secondo mandato. Da buon ex democristiano mi piace immaginarlo, invece che appassionato della politica del suo paese, innamorato di quella splendida dimora.

Il secondo esempio riguarda il principio fondamentale e costituzionale della parità uomo donna. L’articolo 8 capoverso 3 della Costituzione federale sancisce che donne e uomini hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore.
L’Ufficio federale per l’uguaglianza di genere ha stabilito che le donne guadagnano in media 1’512 franchi al mese meno degli uomini (nel 2018). Nel settore privato la differenza salariale aumenta con l’età: nel 2018, le donne tra i 20 e i 29 anni guadagnavano il 6,5% in meno, quelle tra i 30 e i 39 anni e tra i 40 e i 49 anni rispettivamente il 7,7% e il 16% in meno rispetto agli uomini nella stessa fascia di età. Le donne tra i 50 e i 64 anni guadagnavano il 18,7% in meno rispetto agli uomini tra i 50 e i 65 anni. Quei 1’512 franchi (sono 18’144 franchi all’anno da moltiplicare per le decine di migliaia di lavoratrici discriminate) se li tengono in tasca i paffuti gestori delle aziende private piccole, medie e gigantesche, tutte sedicenti “minacciate nella loro esistenza” dalle donne che vogliono giustizia.

Il terzo esempio concerne un “Centro educativo per minori” che si vuole edificare a Castione per l’internamento di adolescenti e giovani “deviati”. Il governo, dopo aver preso atto del fallimento, nel secolo scorso, dell’istituto destinato alla rieducazione dei giovani di Torricella, da lui edificato e gestito, ha proposto al parlamento di costruire, spendendo oltre sei milioni di franchi, un nuovo istituto. Gli operatori sociali, i soli professionisti, che conoscono la materia per essere stati per anni a contatto diretto col problema, hanno fatto presente, scrivendo al parlamento, che in un istituto chiuso l’educazione, o la rieducazione in stile “sovietico” proposta (ma guarda un po’!) da “giovani liberali”, è letteralmente impossibile. E più ancora a mio parere si rivela inattuabile quando la gestione della struttura è consegnata nelle mani di Comunione e liberazione: un gruppo di persone di parvenza religiosa, alleate strettamente alla Lega e all’Udc. In passato, non di rado, le organizzazioni religiose che gestivano case chiuse per la rieducazione di minorenni, perché pronte e capaci d’imporre un regime carcerario sistematicamente violento e punitivo, sono state chiuse. Le Convenzioni internazionali vietano, oltre che le punizioni corporali, quelle subdole e ipocrite della violenza psicologica, dell’isolamento di giovani che, disperatamente già hanno subito la solitudine in famiglie disunite. È solo l’amore e la vicinanza stretta di una persona singola e sincera, professionalmente preparata, che può riportare il giovane e la giovane a reintegrarsi in una società che li rispetta e loro sono rispettati.