Sono tempi duri per i media in Svizzera: gli introiti pubblicitari crollano, i lettori diminuiscono, la disponibilità a pagare contenuti mediatici online è molto bassa. Negli ultimi vent’anni questo ha portato alla sparizione di oltre 70 testate.
Le difficoltà del settore colpiscono tutti, ma mentre i grandi si barcamenano, sono i piccoli media regionali a soffrire maggiormente e lottare per la propria sopravvivenza. Proprio quei media cui ricorre giornalmente una fetta importante di popolazione per informarsi sull’attualità regionale e Svizzera. Proprio quei media senza cui associazioni, piccole e medie imprese e sport regionale perderebbero una piattaforma e una voce – l’unica che si interessa di loro e offre loro uno spazio.
In una democrazia, a maggior ragione se diretta come la nostra, il pluralismo mediatico è essenziale. I cittadini devono potersi informare presso media seri e indipendenti, che devono a loro volta riferire con spirito critico.
Il pacchetto a favore dei media sostiene la pluralità mediatica, i media regionali e le realtà periferiche ed è essenziale per poter continuare ad avere un quarto potere forte a tutti i livelli del nostro sistema politico.
Chi dal Ticino si oppone a questi aiuti ai media, scherza col fuoco. Senza un aiuto nel periodo di transizione, saranno proprio i media nelle regioni periferiche e lingue minoritarie a rischiare di sparire. E senza media ticinesi, dove andremo a informarci su quanto accade nei comuni? Chi riferirà del calcio nelle leghe minori? Quale giornale pubblicherà le recensioni degli spettacoli teatrali ticinesi? Non certo le grandi testate della Svizzera tedesca. Non certo i media lombardi, che poco o nulla sanno della nostra realtà.
Non è importante leggere quotidianamente tutti i giornali, ma è decisivo avere ogni giorno la possibilità di farlo. Abbiamo già perso il Giornale del Popolo. Cerchiamo di non perderne altri: ne va dell’essenza stessa del nostro sistema e della nostra società.