I dibattiti

Liberi e svizzeri, spiati e sospettati

19 maggio 2021
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La legge per i nuovi poteri della polizia federale in votazione il 13 giugno sarebbe necessaria perché, scrive il Consiglio federale, “oggi la polizia può di regola intervenire soltanto quando una persona ha commesso un reato”. Questa affermazione è falsa: viene smentita dalle 29 condanne pronunciate dal Tribunale penale federale, dal 2004 ad oggi per forme di partecipazione esterna a favore di terroristi attivi fuori dalla Svizzera. Di queste condanne, nove sono state inflitte a persone che hanno espresso la loro opinione mediante i social. Per anni, le moschee a Ginevra e Winterthur sono state spiate dalla polizia con droni, cimici, spiando i cellulari, internet, mail, whatsapp ecc.. Tutto nell’ambito di procedimenti penali avviati applicando le numerose norme di carattere preventivo previste dal Codice penale (già il tentativo, gli atti preparatori, la partecipazione ad un’organizzazione criminale, l’incitazione al crimine, il finanziamento del terrorismo, la legge che vieta i gruppi Al Qaida e simili). È una legge di contrabbando: sotto la veste dell’antiterrorismo, si contrabbandano nuovi poteri per i servizi segreti. Sulla base delle schedature (60’000 ?) effettuate dai servizi segreti della Confederazione e dei Cantoni (ma chi li controlla ?), la legge in votazione attribuisce alla polizia: il divieto di contatti con altre persone, il divieto di abbandonare, oppure di accedere, ad una certa area, p.es. un quartiere, gli arresti domiciliari, già a partire dai 15 anni di età e il divieto di lasciare la Svizzera. L’ordinamento statale svizzero conosce solo tre poteri: Legislativo, Esecutivo e Giudiziario. Ora compare il quarto potere: i servizi segreti. Infatti, sulla definizione di "potenziale terrorista", sulle intercettazioni di cellulari e via internet, sulle schedature e sulle misure suddette, i tribunali ben poco avranno da dire. Se invece i servizi segreti sospettano che una persona abbia soltanto l’intenzione di comportamenti “radicalizzati o fondamentalisti”, (il Ministro Gobbi cita l’esempio degli “animalisti”, e allora anche gli ambientalisti e gli attivisti per i Diritti Umani?) il Procuratore Pubblico non avrà più nulla da dire. Viene in mente la rana di Chomsky: nell’acqua tiepida sta bene, se la temperatura aumenta, sta ancora meglio, e così la rana sarà poi bell’e cotta. Si chiama erosione dei diritti di libertà. Già ne abbiamo fatto l’esperienza durante il confinamento. Comandava la polizia: tutti "infetti sospetti”. Ma ci vorranno anche “indizi concreti e attuali”. E qui mi spavento. Scrive il Consiglio federale: “ulteriori esempi sono costituiti dalla creazione di profili sui media sociali, dalla diffusione, per esempio condividendo un link, o dall’approvazione, cliccando il cosiddetto pulsante ‘mi piace’, di contenuti terroristici” (Messaggio, pag. 3967). Per “contenuti terroristici” vale una definizione “à la carte”. Attenzione: mentre i cellulari dei vostri adolescenti sono bombardati dalla (impunita) pedo-pornografia, attenzione anche alle vignette estremiste: “basta un like”, scrive il Consiglio federale. Decidono i servizi segreti. In Svizzera abbiamo un’ottima polizia, salvo qualche sbavatura. Riguardo agli agenti dei servizi segreti svizzeri, invece, basterebbe cliccare sui nomi seguenti: Dino B., Albert B., Kurt S., Claude C., Daniel M., arrestati o dimissionati. E chi ha costruito l’organizzazione paramilitare illegale P-26 (quella onorata da Norman Gobbi alla commemorazione del maggio 2018)? E chi ha svergognato la neutralità svizzera intrallazzando con l’apartheid in Sud Africa e vendendo sistemi anti-spionaggio con il baco della Cia, mediante la Crypto Ag di Zugo, ciò che i media mettono in relazione con le recenti dimissioni del capo dei servizi segreti svizzeri ? Ancora, dal 2015, l’accordo con i servizi segreti cinesi, per rispedire dissidenti politici nelle mani della dittatura genocida cinese. Ora la nuova legge prevede che questi accordi non passeranno più dalle Camere federali. Via libera, in casa nostra, anche ai servizi segreti stranieri, autorizzati a spiare tutti noi. Qualcosa potei occhieggiare anche durante la mia carriera come Procuratore Pubblico, come i maneggiamenti di sacchi sportivi pieni di esplosivi reperiti addosso a militanti palestinesi… Negli Anni di Piombo, con la polizia, quella mai deviata, avevamo arrestato e interrogato, perquisito e rispedito nelle rispettive galere, in Italia e in Germania, terroristi rossi e neri. Senza bisogno delle misure che la legge in votazione il 13 giugno affida ai servizi segreti federali e cantonali. Con il regime della paura si può ottenere tutto. Un solo esempio: la mobilitazione del 22 febbraio 2017 di 100 agenti di polizia attorno alla società Argo, finita con un pugno di mosche. Partita da una segnalazione saudita per scambio di favori: già, i servizi segreti.
Il 13 giugno voteremo No contro la Legge di contrabbando.