Mai s'era vista la magniloquenza di concedere 4 posti a forze esterne su 7. Né un co-presidente cantonale sostenere una candidatura unica e specifica
Mi ero ripromesso di non proferir verbo sulla composizione della lista socialista di Locarno per il Municipio. E l’ho fatto in ben tre occasioni: alla notizia dell’esito della commissione cerca, sulle risultanze dell’assemblea e sul comunicato stampa del comitato (ancorchè artato ben oltre limite della decenza). E lo avrei fatto anche a proposito dell’articolessa del co-presidente cantonale – perché così si firma – apparso su la Regione del 22 gennaio; e ciò nella misura in cui non mi avesse chiamato in causa in via diretta con nome e cognome.
Questa (ennesima) smaccata imprudenza colma la misura ed esige una mia reazione pubblica. Comincerò col dire che la concione in questione ha un incommensurabile pregio e due singolarità. Inizio dal pregio, che è quello di aver posto in evidenza il fatto che il partito socialista a Locarno su 7 posti a disposizione ne ha magniloquentemente elargiti 4 a forze esterne. Si tratta di un’unicità non solo locale, ma addirittura mondiale: mai s’è visto infatti, in una votazione popolare per l’esecutivo, un partito distribuire il 60% dei suoi posti ad altre forze, ancorchè affini. Evidentemente solo noi, poveri mortali, non capiamo questo. Non dubitiamo però che questa primizia d’avvenire possa fare oggetto di attenzione per l’attribuzione di qualche premio Nobel. Da cui il pregio dell’operazione.
Vengo ora alle due singolarità. La prima: mai s’è visto, da che storia politica è storia politica, una presidenza cantonale – che sia “co-“ poco importa – intervenire a commento pomposo dei dettagli delle scelte di una sezione locale (dettagli e criteri specifici, e non
discorsi generali!). Ma anche qui è forse solo una questione di tempo. Aspettiamoci quindi eloqui co-presidenziali a profusione per tutti i criteri interni di scelta in altre realtà locali. Mica saranno figlie della serva, quest’ultime! Nevvero?
La seconda singolarità: chissà come avranno vissuto le altre 6 candidature, e in particolare quelle dei 4 partiti ospiti, il fatto che la co-presidenza cantonale – quindi non una persona qualsiasi – sia intervenuta a sostegno diretto di una candidatura unica e specifica. Anche qui si tratta di una novità assoluta: mai, da che Ticino è Ticino, s’è vista infatti una (co)presidenza cantonale, in qualsiasi partito, scendere in campo apertamente a sostegno di una sola e specifica persona in lista. Basterà la declamazione co-presidenziale, comunque manifestamente contradditoria per atti concludenti, che a Locarno non si tratta di «“riempi lista” per questioni di quota»? La domanda può restare tranquillamente aperta.
Vengo ora all’aspetto più delicato: quello della mia persona, chiamata in causa, come si diceva, per nome e cognome dal co-presidente. Delicato, perché chi mi conosce sa che non sono un guascone, nel senso che non amo parlare di me stesso in prima persona; e ciò, soprattutto, in modo auto elogiativo. E questo, a più forte ragione, quando ci sono di mezzo le istituzioni che reggono la res publica, nei confronti delle quali la mia prudenza è ancora maggiore per la grande deferenza che nutro verso di esse.
Per questo prendo a prestito l’occhiello de Il Caffè del 16 gennaio 2021, nella rubrica “Buona domenica a …”, dedicato a Filippo Lombardi (che pure ha avuto l’onore della citazione co-presidenziale nell’orazione qui chiosata). Inizio di citazione. “… encomiabile la sua pronta ‘disponibilità’ a scendere in campo con la lista del Ppd luganese alle prossime elezioni comunali. Anche a 65 anni la passionaccia per la politica è una forma di dipendenza che non dà tregua. Impossibile reggere una crisi di astinenza dopo 20 anni passati al Consiglio degli Stati. Inoltre, come dice il partito ‘con la sua vasta esperienza, le sue relazioni cantonali, nazionali e internazionali, lei è un valore aggiunto per Lugano’. Perciò, non si curi, caro presidente, degli immancabili critici che agitano sarcasticamente i triti luoghi comuni del ‘largo ai giovani’; e del ‘nuovo che avanza’. L’esperienza varrà pur ancora qualcosa, o no? (…) Con lei in lista il Ppd può continuare a dormire sonni tranquilli: l’usato sicuro è più affidabile delle spericolate novità”. Fine della citazione.
E ora un quiz al lettore e al cognito in questioni politiche: ha spessore maggiore il Sirica-pensiero o l’arguto commento politico de Il Caffè? Prometto che, per deferenza istituzionale, io mi asterrò dal rispondere. E con me, per le medesime ragioni, di certo
anche Filippo Lombardi.