I dibattiti

Cpi bocciata, botta e risposta tra Caprara e Dadó

Il presidente liberale si dice 'costernato' dalle 'allucinate' affermazioni del pipidino. Dadò rilancia: 'Ognuno misura gli altri con il proprio metro'

Ci eravamo tanto amati... (Ti-Press)
29 settembre 2020
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L’importante è esagerare

di Bixio Caprara, presidente PLRT

Esprimo profonda costernazione nei confronti delle allucinate affermazioni del collega presidente del PPD che al termine dell’ultima seduta di Gran Consiglio si è permesso di classare chi ha espresso un’opinione diversa dalla sua come “omertosa e vergognosa”. Calma e gesso, Jannacci esaltava l’esagerazione in tono ironico, non fraintendiamo.

Il PLRT ribadisce con vigore e altrettanta chiarezza di ritenere inaccettabile episodi di abusi sessuali di qualsiasi genere e, nello specifico, all’interno dell’amministrazione cantonale. In questo senso abbiamo inteso le parole di scusa del giudice Villa che ha ritenuto di esprimere alle vittime in rappresentanza dello stesso Stato che rappresentava in quel momento. Parole di condivisione e di carità cristiana verso chi aveva subito questo odioso tipo di soprusi.

Sin dall’inizio il PLRT ha però espresso a Dadò la sua contrarietà, e l’ha resa nota nelle sedi appropriate, all’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta (CPI) sull’episodio in questione.

I motivi sono chiarissimi e sono stati espressi con perizia argomentativa e precisione in Gran Consiglio dalla portavoce del gruppo parlamentare Natalia Ferrara. Motivi talmente chiari e solidi da indurre addirittura l’iniziale maggioranza a sciogliersi come neve al sole.

Il motivo più evidente è la necessità di rispettare una rigorosa separazione dei ruoli tra politica e giustizia. La prima fa le leggi e la seconda ne cura il rispetto. Già Montesquieu invitava a evitare reciproche e improvvide invasioni di campo.

Le vittime vanno aiutate e protette nel denunciare i fatti, vi deve essere chiarezza sulle procedure da adottare e si deve prevenire sensibilizzando sul tema degli abusi. Allo stesso tempo vanno cautelati i funzionari se i fatti non sussistono. Senza inutili e strumentali caccia alle streghe.

Nel caso in oggetto l’inchiesta ha portato alla condanna del responsabile in prima istanza, ma è stato inoltrato ricorso e quindi di fatto è ancora al beneficio della presunzione di innocenza. Insomma la giustizia sta facendo il suo corso. Fossero emerse altre responsabilità, l’inchiesta le avrebbe individuate e perseguite.

Questa non è omertà ma il semplice e prioritario rispetto delle nostre istituzioni e dei principi cardini su cui poggia il buon funzionamento del nostro Stato che prevede una CPI solo “Allorché eventi di grande portata istituzionale nel Cantone richiedano uno speciale chiarimento” (Art 39 LGC).

Non è una buona idea proporre di riparare con una nuova CPI il presunto torto subito nella vicenda per la quale era stata istituita l’ultima. Al proposito invito il collega a riflettere sulle sagge parole di Confucio: „Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri.”

 

L’importante è insabbiare

di Fiorenzo Dadò, presidente cantonale PPD

Il presidente PLR Bixio Caprara esprime “profonda costernazione per le allucinanti affermazioni” che avrei fatto, definendo “omertosa e vergognosa” la posizione di chi ha affossato miseramente la commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sugli abusi sessuali avvenuti all’interno dell’Amministrazione. Pazienza. Non è la prima volta che riceviamo lezioni morali da quel pulpito. Veniamo invece alla sostanza di quanto avvenuto e al perché dell’importanza di istituire la CPI per dare forma alla verità. Nel farlo, anticipo che non potrò fare tutti i nomi come si dovrebbe, a causa delle minacce di querela penale ricevute, anche se questi sono già circolati sui social. All’inizio degli anni 2000, l’innominabile funzionario, era responsabile delle politiche giovanili del Cantone e in quell’ambito frequentava regolarmente centinaia di ragazzi; egli animava il Forum cantonale dei giovani al quale i genitori (ignari) affidavano con fiducia i loro figli. Il funzionario allora deteneva – e anche qui non svelo alcun segreto - un potere spropositato che sfociava in un atteggiamento definito dagli inquirenti “manipolatorio”, dentro e fuori da Palazzo. Le cronache processuali ci raccontano che fu proprio in quel periodo che avvennero i fatti -  quelli si, allucinanti e di una schifezza tale da ricordarci la trama di Arancia meccanica - descritti in aula penale dalla procuratrice Borelli. Purtroppo, solo molti anni più tardi e unicamente grazie al coraggio e alla sofferenza insanabile di una delle vittime, questo caso approdò sui banchi del Ministero Pubblico dove però, a causa della denuncia tardiva, molti di quei fatti erano oramai già andati in prescrizione. Nel corso del processo si scoprì che alcune giovani ragazze avevano avuto il coraggio di segnalare a suo tempo le avances inopportune ricevute e chiesto aiuto al loro funzionario dirigente; questo ha fatto sobbalzare sulla sedia il giudice Villa, il quale si è sentito in dovere di scusarsi con le vittime per l’accaduto, a nome dello Stato.

Proprio quel funzionario dirigente (ora in pensione), Ivan Pau-Lessi, in una lettera indirizzata al Consiglio di Stato nel febbraio dello scorso anno (consultabile quasi integralmente su Ticinonline), scriveva: (…) tre giovani mi vollero raccontare di comportamenti discutibili tenuti dall’operatore sociale (…) e del fatto che ci “provava” con le giovani. Nella stessa si parla di comportamenti irrispettosi, inadeguati (in particolare avances verso i giovani) ma, è opportuno dirlo, secondo lui non di qualcosa di penalmente rilevante o suscettibile di denuncia penale. Di questa squallida vicenda, scriveva sempre Pau-Lessi nella missiva al Governo, ne aveva parlato con il suo diretto superiore. Quest’ultimo alto funzionario, verosimilmente mai sentito dagli inquirenti e ancora attivo presso l’Amministrazione, a quel tempo, stando a quanto scrisse il compianto collega Bill Arigoni in un’interrogazione riguardante degli abusi sessuali, ricopriva numerose cariche pubbliche, tra queste: capoufficio del servizio sociale cantonale, segretario e delegato della Commissione federale sull’aiuto alle vittime di reati (LAV) - che ha  il compito di assicurare direttamente e vigilare affinché alle vittime sia garantito in ogni momento l’aiuto immediato, la consulenza e, se del caso, una presa a carico - delegato per i problemi del maltrattamento, membro della Commissione per le questioni femminili, ecc.

Ora, a nostro avviso, già solo queste informazioni, ricordate ai colleghi da Maurizio Agustoni durante il dibattito, sarebbero bastate per avviare i dovuti approfondimenti, anche solo per dissipare ogni dubbio sui funzionari citati.

Dispiace per le persone coinvolte, ma grazie ai deputati PLR, unitamente ai colleghi del Partito Socialista, nonché a una buona fetta di Verdi, non ci sarà più alcuna possibilità per coloro che sono tirati in causa (a proposito o sproposito) di fare emergere le verità e cancellare i sospetti sul loro operato e su quanto realmente  avvenne in quegli uffici 15 anni fa. L’infausta decisione del Gran Consiglio ha nella popolazione il retrogusto amaro dell’insabbiamento e contribuisce gravemente a minare la già fragile fiducia delle vittime nei confronti delle Istituzioni. 

Il tema delle vittime e della prevenzione andrà comunque affrontato, pertanto abbiamo immediatamente richiesto al Governo di indire un audit indipendente, per capire come vengono affrontati i casi di possibili abusi all’interno dell’Ente pubblico e quindi apportarvi eventuali correttivi, a tutela delle persone. Questo, checché ne dicano alcuni per tentare di giustificarsi, era lo scopo (chiarissimo) della CPI, così come scritto nero su bianco nel decreto boicottato. Per terminare, visto che il presidente PLR Caprara (e non solo) fa il processo alle intenzioni e cita Confucio, ci permettiamo sommessamente ricordargli le parole di Metastasio: ognuno misura gli altri con il proprio metro.