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Per le valli: a parole o con i fatti

Mio nonno non pascolava le capre in una valle del Ticino. Non sono vallerano e nemmeno ticinese Doc, semmai "Dac", di adozione concessa. Dopo più di quarant’anni in Onsernone penso però di aver capito certe dinamiche comuni delle valli di montagna. Il mio lavoro di medico di famiglia mi permette un contatto privilegiato con la vita di chi sta in valle e mi offre una visione più da vicino dei problemi rispetto a chi studia le valli dalle zone urbane del piano e che propone poi degli interventi, spesso a ritmo quadriennale, nei periodi pre-elettorali. Nelle valli mancano giovani famiglie perché non trovano abitazioni. Troppe case finiscono trasformate in Ferienhaus. I prezzi che pagano gli amanti del Ticino di Oltregottardo sono proibitivi per i giovani ticinesi. Mancano bambini, viene chiusa la scuola, i servizi sanitari, dai medici di famiglia agli ospedali di valle, soffrono. L’agricoltura di montagna, guardiana del paesaggio e produttrice di cibi sani e buoni, fa sempre più fatica. In Svizzera, uno dei Paesi più ricchi del mondo, la solidarietà fra centri e periferie non deve seguire logiche misericordiose ma offrire a tutti gli abitanti del Paese il diritto alle stesse opportunità. Per creare spazi abitativi bisogna creare una fondazione pubblica con diritto di prelazione su immobili adatti per poter acquistarli, restaurarli e affittarli poi a pigione moderata. Va abolito il turismo di massa che soffoca le valli. Ci vogliono delle misure mirate e vincolanti, misure che possono costare, ma che sono investimenti per il futuro delle zone tra le più belle del Ticino, luogo di scambio tra centro e periferia, arricchente per ambedue. Evviva la valle… purché sopravviva!