Lo scorso 15 maggio il popolo ha approvato il Decreto d’Austerità Morisoli, il quale mira al pareggio del bilancio economico del Cantone entro il 2026. Sembrerebbe tutto in regola, se non fosse che tale obiettivo vuole essere raggiunto tramite tagli alla sanità, all’istruzione, ai trasporti pubblici, alle strade, alla sicurezza, alla protezione dell’ambiente e alla ricerca universitaria. È doveroso trovare una soluzione alternativa al deficit economico dello Stato, una che non vada a peggiorare i servizi pubblici e conseguentemente la qualità di vita delle persone che ne usufruiscono. Ragion per cui il disavanzo cantonale non può essere corretto unicamente mediante tagli al settore pubblico, ma è necessario focalizzarsi anche sulle entrate dello Stato.
Con la scusa della competitività fiscale, negli scorsi decenni sono stati applicati molteplici sgravi fiscali, responsabili di circa 300 milioni annui di entrate in meno per il Cantone. L’aspetto maggiormente preoccupante di questa politica di destra è che a beneficiare di queste agevolazioni sono state principalmente le persone benestanti e le grandi imprese. Pertanto l’effetto ottenuto va ben oltre l’impoverimento delle tasche del Cantone, ma è l’aumento costante delle disuguaglianze economiche all’interno della popolazione. Per giunta lo scopo di tali misure è incerto, in quanto raramente l’incremento dei ricavi delle aziende risultato dalle agevolazioni viene reinvestito sul territorio.
Perciò, se è vero che è necessario apportare delle correzioni al bilancio cantonale, è opportuno concentrarsi prioritariamente sull’eliminazione degli sgravi fiscali alle aziende e alle persone particolarmente facoltose, piuttosto che indebolire il settore pubblico e impoverire ulteriormente il ceto medio.