Insieme ad altri 69 candidati al Gran Consiglio, ho partecipato alla trasmissione “Sotto a chi tocca”, la maratona televisiva condotta da Matteo Pelli. In soli cinque minuti, durante la mia prima apparizione “politica” in Tv, ho scoperto più cose. La prima è che Matteo Pelli non nega di aver goduto del favore del suo cognome per farsi le ossa alla Rsi. È innegabile che sia molto bravo in quello che fa, così come è innegabile che i fratelli Pelli – Matteo e Paride – siano rispettivamente direttore di Teleticino-Radio 3ii e del CdT online. Nessuno nega che siano in gamba, ma quante opportunità di carriera del genere vengono offerte a chi ha lo stesso talento ma non ha, per usare le parole del leghista Antonio Caggiano, “un cognome importante”?
La seconda, e più stupefacente, è che a Teleticino, benché Matteo Pelli abbia promesso 5 minuti di libertà di parola e d’espressione, non si possa sollevare una questione legata al conflitto d’interesse che suscita la figura di Filippo Lombardi. Premetto che critico l’eletto, il politico, non la persona. Per quanto sta facendo per l’Ambrì, ad esempio, lo apprezzo. Qualcuno dice che lo fa solo per l’onore e i voti; questo può essere vero, ma l’onere di trovare le risorse per mantenere una storica squadra periferica di hockey in serie A non è da sottovalutare. Filippo Lombardi è contemporaneamente Consigliere agli Stati del Ppd, Presidente di Teleticino e Vicepresidente del Gruppo Corriere del Ticino. Un gruppo editoriale che raggruppa Corriere del Ticino, TeleTicino, Radio 3i, Il Caffè e Ticinonews e che ha quindi un potere mediatico incredibile in Ticino. Mi è bastato sollevare la questione, suscitata da una logica separazione dei poteri per la quale, in una democrazia compiuta, il potere politico è separato dal quarto potere, quello rappresentato dai media, dalla stampa e dai mezzi di comunicazione di massa. È bastato evocare questa questione per far sì che Matteo Pelli – nelle vesti dell’animatore della trasmissione, ma soprattutto direttore di Teleticino-Radio3ii – dicesse che potevo andare via. Non parliamo poi della sua reazione, quando si cerca di ricordare la condanna del 2008 a Lombardi, lo scandalo delle tirature gonfiate del Giornale del Popolo o il fatto che aveva dichiarato al giudice di non richiedere mai più la patente. Una promessa relazionata al fatto che Lombardi sia Consigliere agli Stati poiché gli aveva fatto evitare il carcere e quindi, grazie al fatto che la pena era stata sospesa, gli ha permesso di ricandidarsi. Una promessa che Lombardi non ha mantenuto visto che nel 2010 ha ammesso di essersi rimesso alla guida. Una promessa non è per sempre, ha detto. Una questione penale? No, ma di sicuro una questione morale e politica. Mi chiedo: come diavolo possiamo dare fiducia a dei politici che non mantengono le promesse formulate in tribunale ad un giudice? La maggior parte della gente che mi contatta capisce queste cose e si complimenta. Ma c’è anche una parte di persone che non vede che le raccomandazioni e la mancanza di separazione dei poteri sono problemi gravi che non permettono a una società di crescere. Il nostro Cantone è la cenerentola della Svizzera. Non è un caso, ma il frutto di nostre scelte sbagliate.