Lutnick: ‘Non tornerà indietro’. Il Canada impone dazi del 25% sulle auto
Il crollo di Wall Street e dei mercati mondiali, l'irritazione di decine di capi di Stato e di governo, la paura delle famiglie americane non riescono a fermare Donald Trump. Il presidente americano tira dritto sui dazi e, nonostante il terremoto provocato dal suo annuncio senza precedenti, sfida investitori e cittadini chiedendo la loro fiducia, mentre i ministri di Tesoro e Commercio avvertono i Paesi colpiti di non reagire alle misure se non vogliono scatenare un'escalation. "L'intervento è finito! Il paziente è sopravvissuto e sta guarendo, la prognosi è che sarà molto più forte, più grande, migliore e più resiliente che mai. Rendiamo l'America di nuovo grande!!!", ha assicurato su Truth The Donald usando un'insolita metafora medica per rispondere ai timori delle Borse ma anche di milioni di lavoratori e americani comuni.
Il presidente ha deciso di mantenere un profilo basso all'indomani della raffica di dazi lanciata in tutto il mondo e ritirarsi nella residenza di Mar-a-Lago lasciando ai suoi fedelissimi il compito di presentarsi in televisione a convincere che la strategia è vincente. "Wall Street deve fidarsi di Trump", ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in una rara intervista al canale antagonista Cnn, segno che l'amministrazione in queste ore sta cercando di riempire tutti gli spazi possibili per provare a calmare le acque ed evitare lo tsunami. "Il presidente sta raddoppiando il successo dell'agenda economica del suo primo mandato, durante il quale abbiamo assistito a crescita, bassa inflazione, aumento significativo dei salari e lavoratori americani messi al primo posto", ha dichiarato la funzionaria sostenendo che "con tagli fiscali storici, massiccia deregolamentazione e la nostra industria energetica scatenata, assisteremo a un boom economico nei mesi a venire".
Keystone
Trump orgoglioso con il dossier dazi
Al momento però l'unico "boom" è il rumore provocato dalla bomba che Trump ha sganciato su amici e nemici. "Il mio consiglio a ogni Paese in questo momento è di non reagire. State calmi, vediamo come va. Perché se reagirete, ci sarà un'escalation", ha avvertito il segretario al Tesoro Scott Bessent, mentre quello al Commercio Howard Lutnick ha assicurato che questa volta il tycoon "non farà marcia indietro" sui dazi. "È molto determinato", ha dichiarato il ministro che ha poi smentito, in parte, le analisi di alcuni economisti secondo i quali le tariffe servono a indebolire il dollaro. "Non c'è nessun piano per la moneta, il nostro piano è per gli americani", ha dichiarato il segretario ammettendo tuttavia che se il biglietto verde vale meno "è più facile esportare".
Nonostante le minacce dell'amministrazione, il Canada ha già annunciato la sua risposta contro le tariffe americane: dazi del 25% sulle auto Usa che non sono incluse nel trattato commerciale tra Washington, Ottawa e il Messico. Il premier Mark Carney, che ha anche avuto un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Oalf Scholz in vista di un rafforzamento della cooperazione economica tra Berlino e Ottawa, non ha fornito dettagli su quanti veicoli potrebbero essere interessati ma ha definito la reazione "precisa e calibrata". Intanto con la voce flebile che gli è rimasta dopo mesi di assenza dalla scena politica americana il partito democratico ha provato a farsi sentire attaccando le decisioni del commander-in-chief.
Per il leader della minoranza al Senato Chuck Schumer gli americani "dovrebbero essere indignati" e i dazi non sono altro che "un'enorme tassa sulle famiglie Usa, che serve per aiutare i miliardari a pagare meno tasse". Critiche anche dal senatore dem Ron Wyden, membro di spicco della commissione Finanze, che ha definito il piano del presidente americano "miope" e sottolineato che le aziende non possono sentirsi sicure di fare investimenti. "Ci sono tutte le possibilità al mondo che Trump si svegli tra una settimana e decida di fare qualcos'altro".