medio oriente

Al Cairo nuovo piano per la tregua. Gli Usa: ‘Ci sono progressi’

Forze Onu per il nodo Filadelfia, attesa la decisione di Sinwar. Torna un po' di fiducia, ma Hamas ora vuole vendicare la morte di Haniyeh

Una bandiera palestinese sventola davanti al corridoio Filadelfia
(Keystone)
23 agosto 2024
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Dopo gli incontri di giovedì al Cairo tra i mediatori egiziani, israeliani e americani si riaccende, seppur tra molte cautele, la speranza di poter superare lo stallo in cui erano caduti i negoziati sulla tregua a Gaza subito dopo il vertice di Doha. Anche grazie a un documento aggiornato consegnato ai funzionari egiziani dal team arrivato da Tel Aviv.

‘Segnali positivi’

La Casa Bianca ha fatto sapere venerdì che i "primi segnali" mostrano colloqui "costruttivi" e "sono stati fatti progressi", ma "è necessario che entrambe le parti si uniscano e lavorino per l'implementazione", ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Dichiarazione dello stesso tenore da parte di fonti israeliane. Intanto Washington annuncia che il capo della Cia William Burns è già al Cairo per confrontarsi con le parti prima del vertice di domenica.

A supporto del fragile ottimismo, la rivelazione di fonti egiziane che hanno parlato di un altro passaggio del documento preparatorio dell'accordo e che Hamas sarebbe pronto a prendere in considerazione: un compromesso che preveda la presenza di forze internazionali lungo i corridoi Filadelfia e Netzarim, il nodo su cui si era arenata la negoziazione. I media di un altro Paese mediatore, il Qatar, hanno poi dato risalto alla proposta aggiornata di Gerusalemme che includerebbe una presenza permanente di un'unità di ispezione dell'Onu lungo l'asse Filadelfia, in diversi punti fissi il cui numero dovrà essere concordato. Prevista anche la presenza di una delegazione dell'Ue sul versante palestinese del valico di Rafah, insieme con i rappresentanti dell'Autorità palestinese. La proposta non prevede un ritiro immediato dell'Idf, ma graduale. Su nessuno di questi punti ci sono state conferme.

Gaza tace

Nel frattempo Gaza tace. Domani la proposta aggiornata dovrebbe arrivare nelle mani di Sinwar e i mediatori, che hanno lavorato pure venerdì al Cairo, aspettano le sue decisioni, mentre sarebbero già stati informati che Hamas non prenderà parte con una sua delegazione al vertice egiziano. L'atmosfera di grande fibrillazione che coinvolge diverse cancellerie internazionali riguarda pure il più ampio contesto della crisi mediorientale.


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Alcuni parenti degli ostaggi israeliani

I passi avanti sembrano scongiurare al momento i timori sulle conseguenze di un mancato accordo sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Ovvero la prospettiva di una immediata rappresaglia dell'Iran e di Hezbollah contro Israele dopo gli omicidi del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran e del capo di stato maggiore della milizia sciita libanese Fuad Shukr a Beirut.

Idf in allerta

L'Idf comunque è già in stato di massima allerta in base all'idea che, se i colloqui si fermeranno, Hezbollah potrebbe attaccare subito. Giovedì i capi del Mossad e dello Shin Bet David Barnea e Ronen Bar, insieme con generale Idf Eliezer Toledano hanno incontrato nella capitale egiziana il capo dell'intelligence cairota Abbas Kamel e il consigliere di Joe Biden Brett McGurk. Il team di Gerusalemme ha consegnato un nuovo documento con le mappe del dispiegamento dell'Idf a Gaza nella prima fase dell'accordo, in particolare lungo l'asse Filadelfia, corridoio cuscinetto tra l'Egitto e la Striscia attraverso il quale, utilizzando i tunnel sotterranei, Hamas da anni riceve rifornimenti ingenti di armi.

I rifiuti di Netanyahu

La lingua di terra denominata Filadelfia in questa tornata di mediazioni è diventata l'ostacolo principale alle trattative tra Israele e Hamas. Con Benyamin Netanyahu che si rifiuta categoricamente di ritirare le truppe e Hamas che respinge senza appello la presenza dell'Idf a Gaza. Posizione ancor più definitiva sul percorso Filadelfia da parte dell'Egitto che ha respinto lo schema ponte presentato dagli Usa a Doha la scorsa settimana e posto il veto sulla presenza di forze israeliane sul suo suolo. Il progetto modificato potrebbe segnare una svolta. Sempre che Sinwar non si tiri indietro aprendo la porta all'attacco di Hezbollah contro Israele.

Hamas vuole vendicare Haniyeh

Con i colloqui per un cessate il fuoco a Gaza in bilico, si fa sempre più concreta la prospettiva di una imminente vendetta di Hamas per l'uccisione il 31 luglio a Teheran del suo leader politico Ismail Haniyeh. E secondo quanto ha affermato il canale televisivo israeliano Channel 12, citando generiche "fonti palestinesi", nel mirino del movimento islamico potrebbero ora esserci anche cittadini e interessi israeliani all'estero.

"La decisione strategica - scrive il canale tv nel suo sito web - è stata presa dall'ufficio politico di Hamas due giorni dopo l'assassinio" di Hanyiyeh, peraltro mai rivendicato da Israele. L'informazione non trova riscontro da fonti arabe. Solo Asharq al Awsat, un autorevole quotidiano internazionale arabo di proprietà saudita, riprende la notizia, citando però la stessa fonte israeliana e senza commenti.


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In piazza per i palestinesi e per Ismail Haniyeh

Per molti anni la resistenza palestinese ha fatto ricorso ad attacchi terroristici a livello internazionale, oltre che in Israele, con presa di ostaggi, dirottamenti di aerei, di imbarcazioni, autobombe, attacchi suicidi. Da tempo le tattiche sono però cambiate, per quel che riguarda gli attacchi all'estero. Se confermata, nota proprio Channel 12, la "nuova" tattica di Hamas, rappresenta quindi "una politica che costituisce una svolta drammatica, perché Hamas non ha mai pianificato operazioni del genere, a differenza di Hezbollah e Iran".

Anche l’Iran vuole vendicarsi

Anche Teheran ha giurato vendetta per l'omicidio mirato di Haniyeh, avvenuto nella sua capitale. Fino a ora ha però tirato il freno, nominalmente per favorire il cessate il fuoco a Gaza. Così come il cosiddetto Asse della Resistenza, ovvero le milizie che l'Iran foraggia e arma nella regione, che vanno da Hamas agli Hezbollah libanesi fino agli Houthi dello Yemen, passando per diversi gruppi sciiti in Iraq. Anche Hezbollah ha dal canto suo promesso vendetta per l'uccisione a Beirut di Fuad Shukr, il giorno prima di Haniyeh. Tutti sembrano però attendere il via libera degli ayatollah. E da Teheran ribadiscono che "i tempi della risposta dell'Iran saranno meticolosamente orchestrati per garantire che avvenga in un momento di massima sorpresa", come ha affermato persino la missione permanente della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite.