medio oriente

Blinken: ‘Netanyahu ha accettato il piano, ora tocca ad Hamas’

Un punto a favore dell'intesa dopo il pressing degli Usa su Israele per sbloccare lo stallo sui colloqui per la tregua: ‘Forse è l’ultima possibilità’

Blinken e Netanyahu
(Keystone)
19 agosto 2024
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"Israele accetta la proposta americana. La sostiene. Ora spetta ad Hamas fare lo stesso". Sembra segnare un punto a favore dell'intesa il pressing del segretario di Stato Usa Antony Blinken sul premier Benyamin Netanyahu per bloccare lo stallo sui colloqui per la tregua e la liberazione degli ostaggi. Per la nona volta dall'inizio della guerra, Blinken è arrivato nel Paese: nell'agenda il punto numero uno era l'incontro con il premier, durato tre ore nel suo ufficio di Gerusalemme, sui negoziati che, per il segretario di Stato, "potrebbero essere l'ultima" possibilità.

"Questo è un momento decisivo, probabilmente la migliore, forse l'ultima, opportunità per riportare a casa gli ostaggi, per ottenere un cessate il fuoco e per mettere tutti sulla strada migliore per una pace e una sicurezza durature", aveva anticipato Blinken incontrando in mattinata il presidente israeliano Isaac Herzog. L'inviato di Joe Biden ha chiesto con forza a Hamas e Israele di non "far deragliare" gli sforzi.

Tour de force

In serata il segretario di Stato ha incontrato i parenti degli ostaggi di nazionalità americana chiedendogli di non farsi sconfortare dalle dichiarazioni negative di Hamas poiché invece la sensazione è "positiva" e "l'accordo sul rilascio può andare avanti". Poi ha tenuto una conferenza stampa a Tel Aviv che sostanzialmente ha fornito il risultato della sua visita in Israele, perlomeno per quello che la diplomazia può dichiarare apertamente. Blinken ha confermato il sostegno degli Usa a Israele e affermato che il primo ministro ha accettato l'ultima proposta degli Stati Uniti presentata la scorsa settimana a Doha nel tentativo di trovare una formula che sia Israele che Hamas possano accettare. Quindi, ha detto, ora Hamas "deve fare lo stesso".


Keystone
Il segretario di Stato Usa Blinken

Secondo la dichiarazione ufficiale, l'incontro con Netanyahu è stato "molto costruttivo", il premier israeliano infatti "ha mostrato elasticità". Quindi Blinken ha elencato gli impegni cruciali della sua visita: "Primo, la sicurezza di Israele. Lo scopo del dispiegamento di ulteriori forze nella regione è quello di dissuadere l'Iran dall'attaccare, non di intensificare l'escalation". Poi, "raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco e ridurre la sofferenza dei cittadini di Gaza che desiderano rifugio e sicurezza", ha affermato Blinken. Dal canto suo, Netanyahu ha dichiarato che il meeting "è stato bello e importante", sottolineando che "si stanno facendo sforzi per liberare il numero massimo di ostaggi vivi già nella prima fase dell'accordo". Queste le dichiarazioni ufficiali.

I nodi da sciogliere

Dietro le quinte la forte preoccupazione per il proseguimento dei colloqui è stata rappresentata da indiscrezioni trapelate dallo stesso team negoziale israeliano: "La questione del corridoio Filadelfia, l'asse di 14 chilometri che corre tra Gaza e l'Egitto, è ancora aperta". Poiché non è stato chiarito se "l'elasticità di Netanyahu" si riferisse alla disponibilità di inviare nei prossimi giorni il team di mediatori al Cairo, all'accoglimento della proposta americana, o anche alle tre questioni spinose su cui finora il premier si è dimostrato inamovibile suscitando la bocciatura totale dei leader di Gaza. Ossia, il controllo da parte dell'Idf dell'asse Filadelfia, del valico di Rafah e del corridoio Netzarim, che taglia da nord a sud la Striscia. La pressione degli Usa, secondo indiscrezioni, su questi tre punti è stata eccezionale. Ora Blinken continuerà il suo lavoro diplomatico in Egitto e poi in Qatar. Ma per completare il compito in Israele ha chiesto che venga fermata la violenza dei coloni in Cisgiordania. E ha annunciato che Israele ha accettato l'avvio del piano di vaccinazioni anti-polio a Gaza "nelle prossime settimane".


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Proteste dei parenti degli ostaggi a Tel Aviv