Estero

Per la Corte suprema britannica il ‘Piano Ruanda’ è illegale

Stop al trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa, confermato il giudizio della corte d'appello: lo Stato africano non è un paese sicuro

Una manifestante contro il piano del governo per l’immigrazione
(Keystone)
15 novembre 2023
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La Corte suprema del Regno Unito ha dichiarato illegale il contestatissimo piano Ruanda voluto dal governo britannico, all'interno della sua stretta sull'immigrazione irregolare, per il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo.

Si tratta di un duro colpo d'arresto per l'esecutivo conservatore del premier Rishi Sunak e per la sua promessa di fermare gli sbarchi sulle coste inglesi.

I cinque supremi giudici all'unanimità hanno così respinto il ricorso presentato dal ministero dell'Interno e confermato il precedente verdetto della Corte d'Appello di Londra secondo cui il Ruanda non può essere considerato un Paese terzo sicuro. È infatti possibile che le autorità di Kigali rimandino i migranti nel loro Paese d'origine da cui erano fuggiti: in questo modo il controverso piano viola le leggi sui diritti umani lasciando potenzialmente le persone inviate in Ruanda esposte a rischi.

Uno smacco bruciante non solo per il premier Sunak ma anche per la ex ministra degli Interni, Suella Braverman, da poco silurata per un suo duro attacco ai vertici di Scotland Yard, che da paladina della linea dura contro l'immigrazione illegale aveva definito un "sogno" la possibilità di vedere un giorno partire il primo aereo carico di richiedenti asilo verso l'Africa.

Esultano invece le associazioni per la difesa dei rifugiati, secondo cui si tratta di una "vittoria per l'umanità". Il piano, introdotto durante l'esecutivo di Boris Johnson e concordato – a pagamento – con il governo di Kigali, aveva ricevuto inizialmente il via libera preventivo di un giudice dell'Alta Corte, a dispetto dei ricorsi presentati dalle persone coinvolte e da organizzazioni di difesa dei diritti umani, oltre che delle critiche rivolte al progetto da più parti, Onu inclusa. Ma il primo trasferimento – previsto per 43 persone, ridotte poi a 7 – era stato successivamente bloccato da un verdetto a maggioranza dei giudici d'appello fino alla decisione finale di merito affidata alla corte di ultima istanza e arrivata oggi.