la guerra in ucraina

La Cina gela Kiev, ‘le regioni annesse restino alla Russia’

Mosca si dice aperta ai negoziati, ma non vuole mollare nessun territorio. Tenterà una mediazione anche il Vaticano

L’emissario cinese a Mosca Li Hui
(Keystone)
26 maggio 2023
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Al Vaticano, alla Cina e infine al presidente brasiliano Lula, Mosca ribadisce di essere aperta a negoziati per arrivare alla pace in Ucraina. Ma nel concreto non si vedono veri spiragli, almeno al momento. A confermarlo sono indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, secondo le quali il tanto atteso piano di pace della Cina consisterebbe in nient'altro che nel proporre a Kiev un cessate il fuoco con la cessione alla Russia delle parti del territorio ucraino che ha occupato. Una resa, in sostanza.

La posizione di Pechino, secondo la ricostruzione del Wsj, sarebbe stata trasmessa agli europei dall'inviato cinese per l'Ucraina Li Hui, che oggi era a Mosca dopo la tappa di ieri a Bruxelles a conclusione di un tour che lo ha portato anche a Kiev. Dalla Cina non è arrivata alcuna conferma delle indiscrezioni, ma neanche una smentita.

Il no di Zelensky

Non stupisce il rifiuto di Kiev: "Qualsiasi scenario di compromesso che preveda la non liberazione di tutti i territori dell'Ucraina" equivarrebbe ad "ammettere la sconfitta della democrazia", ha tuonato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. La controproposta ucraina, avanzata dal capo dell'ufficio presidenziale Andriy Yermak, è un "vertice per la pace", da tenere magari a luglio, che dovrebbe partire dal piano a suo tempo avanzato da Kiev, con il ritiro totale delle truppe russe.


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Papa Francesco

Tra queste posizioni inconciliabili si muove anche l'iniziativa di pace del Vaticano, affidata al presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, che intende incontrare di persona i due presidenti, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Mosca, ha fatto sapere il ministero degli Esteri, "valuta positivamente" l'iniziativa del Papa, di cui riconosce "il sincero desiderio di promuovere il processo di pace". Anche se il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, riconosce le difficoltà dell'impresa sottolineando che, come annunciato da Papa Francesco nel viaggio di ritorno dalla visita in Ungheria, quella in cantiere è una "missione di pace" che "non ha come scopo immediato la mediazione ma di creare un clima favorevole e aiutare ad andare verso una soluzione pacifica".

Papa equidistante

Lo stesso Pontefice, del resto, è tornato oggi sul rifiuto di una mediazione vaticana espresso da Zelensky nel loro incontro del 13 maggio. "Loro non sognano tanto le mediazioni - ha osservato Francesco in un'intervista a Telemundo - perché il blocco ucraino è davvero molto forte. Tutta l'Europa, gli Stati Uniti. In altre parole, hanno una forza propria molto grande".

Fin dall'ottobre scorso, inoltre Zelensky ha firmato un decreto che vieta per legge negoziati con Putin. E una posizione speculare è stata assunta dall'ex presidente russo Dmitry Medvedev, secondo il quale "finché ci sarà l'attuale regime e il clown Zelensky al potere a Kiev, i colloqui saranno impossibili". Ricevendo a Mosca l'inviato di Xi Jinping, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha addossato ancora una volta la colpa delle mancate trattative alla parte ucraina, che ha accusato di creare "seri ostacoli" insieme ai suoi "gestori occidentali".


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Il presidente brasiliano Lula

C'è anche Lula

Da parte sua la Russia continua a dire di essere aperta a negoziati. Lo ha ribadito Lavrov, e lo ha ripetuto Putin in una conversazione telefonica con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, partner di Mosca nell'organizzazione dei Paesi Brics insieme con Cina, India e Sudafrica, e che come loro non ha alcuna intenzione di schierarsi con il fronte occidentale. Da questa posizione Lula ha detto di aver manifestato "la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare con entrambe le parti in conflitto alla ricerca della pace". Buoni propositi che per ora non sembrano potersi concretizzare. Mentre invece si alza il livello dello scontro tra Russia e Usa. Mosca ha detto oggi di non credere, giudicandole "ipocrite e false", le assicurazioni degli Stati Uniti di non volere incoraggiare gli attacchi ucraini sul territorio russo, specie con le armi fornite dalla stessa America. Le relazioni tra Russia e Usa sono in una "crisi profonda e pericolosa" che rischia di portare a "conseguenze imprevedibili", ha avvertito il ministero degli Esteri di Mosca.