La Cina si sbilancia: ‘Sosteniamo l’Ue per promuovere dei colloqui di pace’
Con le bombe di Mosca che continuano a uccidere i civili e l'invio costante di armi occidentali in Ucraina in vista della sbandierata "controffensiva di primavera", non si intravedono spiragli di dialogo che possano mettere fine in tempi brevi all'invasione russa. Tuttavia, sulla base di indiscrezioni, la Cina - che ha giocato finora un ruolo ambiguo tra il sostegno all'alleato del Cremlino e un'esitante ricerca di una soluzione - ha annunciato di sostenere l'Ue "nel promuovere il riavvio di colloqui di pace" da raggiungere "il prima possibile, tenendo conto delle legittime preoccupazioni di tutte le parti".
Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha risposto in questi termini a una domanda sul non meglio precisato piano del presidente francese Emmanuel Macron per arrivare, per lo meno, a un quadro di riferimento che possa servire come base per i colloqui tra Russia e Ucraina. Secondo l'agenzia Bloomberg, infatti, il capo dell'Eliseo avrebbe incaricato il suo consigliere diplomatico, Emmanuel Bonne, di lavorare con il capo della diplomazia del Partito comunista, Wang Yi, sul perimetro di eventuali, futuri negoziati, anche se non è chiaro se l'iniziativa francese abbia avuto il consenso dell'Ucraina, né degli Stati Uniti né della stessa Ue, che si è recentemente spaccata proprio su una presunta equidistanza di Macron tra Pechino e Washington.
Finora, quindi, il quadro resta ancora quello solo militare. Kiev ha annunciato di aver ricevuto i primi sistemi di difesa aerea Patriot americani e quattro sistemi Iris-T Slm da Berlino e incassato la promessa di un nuovo pacchetto di armamenti, per lo più munizioni, dagli Stati Uniti. Il sistema Patriot "sarà in grado di raggiungere obiettivi a una distanza massima di 150 km e questo consentirà di allontanare l'aviazione russa dai nostri confini", ha spiegato Yurii Ihnat, portavoce del Comando delle forze aeree ucraine, aggiungendo che "prima va in servizio di combattimento, meglio è". Alla vigilia della riunione militare in formato Rammstein di venerdì, Kiev continua tuttavia a chiedere con insistenza "missili a lungo raggio e l'aviazione", mettendo i leader mondiali davanti al rischio di "altre Bucha" o "altre Mariupol" se l'Ucraina non li otterrà.
Kim Jong-un (Keystone)
Ed è proprio di fronte all'evenienza che si ripetano "situazioni che la comunità internazionale non può tollerare, come un attacco su larga scala contro i civili, un massacro o una grave violazione delle leggi di guerra" che la Corea del Sud ha aperto per la prima volta alla possibilità di inviare armi. "Potrebbe essere difficile per noi insistere sul solo sostegno umanitario o finanziario", ha ammesso il presidente Yoon Suk Yeol alla Reuters, in vista della sua visita di Stato negli Usa la prossima settimana.
Ipotesi che ha fatto subito reagire Mosca: se anche Seul armerà Kiev, "significherà indirettamente un certo livello di coinvolgimento nel conflitto", ha avvertito il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov. In un gioco delle parti ormai consolidato tra i falchi e le presunte colombe del Cremlino, suona ancor più intimidatorio il commento del numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: se davvero Seul dovesse inviare aiuti militari all'Ucraina, "mi chiedo cosa diranno gli abitanti di questo Paese quando vedranno le ultime armi russe dei nostri partner della Corea del Nord".