Per Zelensky la Russia starebbe ammassando armi per un’offensiva invernale. Scuse della Santa Sede al Cremlino per le parole di Papa Francesco
Nessuna tregua, nessuna pace all’orizzonte. Anzi, la Russia ammassa le truppe e le armi per una nuova grande offensiva invernale in Ucraina. A lanciare l’allarme sono gli ultimi briefing del presidente Volodymyr Zelensky e dei suoi generali. Un attacco su vasta scala dal Donbass, da sud o anche dalla Bielorussia potrebbe essere sferrato già a gennaio o al massimo in primavera, secondo gli ucraini. E le truppe di Mosca potrebbero persino organizzare un secondo tentativo di prendere la capitale Kiev, dopo quello respinto all’inizio della guerra. "I russi stanno preparando circa 200.000 truppe fresche. Non ho dubbi che faranno un altro tentativo per prendere Kiev", ha detto all’Economist il generale Valery Zaluzhny, l’ormai già leggendario capo delle forze armate ucraine. Preoccupazioni condivise anche dal ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, che in un’intervista al Guardian ha riferito di aspettarsi la grande offensiva in febbraio. Secondo i vertici militari di Kiev, l’attuale stallo del fronte nasconde quindi preparativi su larga scala di Mosca, e per questa ragione è troppo presto per avviare trattative con gli invasori.
Dopo il no russo a una tregua per Natale, la pace con Kiev è un miraggio. Sembra arrivare invece quella con il Vaticano, che dopo le parole di papa Francesco su ceceni e buriati definiti "forse i più crudeli" nel conflitto, si sarebbe scusato in una nota inviata al Cremlino. "La Segreteria di Stato del Vaticano si scusa con la parte russa. La Santa Sede nutre un profondo rispetto per tutti i popoli della Russia, per la loro dignità, fede e cultura", il testo della lettera secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Poco dopo, dalla sala stampa vaticana è arrivata la conferma "che ci sono stati contatti diplomatici in tal senso". Senza ulteriori dettagli.
Il ramoscello d’ulivo chiude comunque la ferita aperta di Mosca col Vaticano, mentre si allarga quella con gli Stati Uniti e tutto l’Occidente. Secondo Zakharova, Washington "è di fatto diventata parte del conflitto" e "non potrà sollevarsi dalla responsabilità per la morte e la distruzione causate dalle armi americane". Il riferimento è alla possibile fornitura di sistemi Patriot americani per la difesa aerea alle forze ucraine. Un’ipotesi che, se confermata, porterebbe a "conseguenze imprevedibili", secondo l’ambasciata russa in Usa. E oltre al fronte militare, secondo Vladimir Putin l’Occidente è responsabile di una vera e propria "guerra economica contro la Russia", combattuta con le armi delle sanzioni – le ultime al ricchissimo oligarca del nichel Potanin – e con il "folle" price cap dell’Ue al gas, mentre arriverà questa settimana la risposta del Cremlino al tetto al prezzo del petrolio di Mosca. Con le tensioni diplomatiche che si infiammano, si spengono sempre di più le prospettive della soluzione negoziata.
Dopo aver chiesto nuove sanzioni e aiuti energetici e militari, e promosso il price cap europeo, Zelensky ha chiesto sostegno dell’Ue alla ‘formula di pace’ di Kiev, che prevede prima di tutto il ritiro delle truppe russe e la restituzione di tutti i territori ucraini. Un’ipotesi fuori discussione per la Russia, che ancora una volta si è detta pronta a discutere solo una soluzione che tenga conto "delle nuove realtà e degli interessi russi". Perché le "nuove regioni russe" di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson "diventeranno tutt’uno" con la Russia, ha assicurato Putin, aggiungendo che Mosca "raggiungerà tutti i suoi obiettivi" sui territori annessi.