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I sicari di Caruana confessano, 40 anni di carcere

Svolta nel processo sull’uccisione della giornalista investigativa, ma i mandanti politici restano nell’ombra

Il volto di Daphne Caruana durante le proteste (Keystone)
14 ottobre 2022
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A quasi cinque anni dall’omicidio di Daphne Caruana Galizia, altri due degli esecutori materiali hanno confessato le loro colpe. E sono stati condannati a 40 anni di prigione. Ma possono sperare di uscire di galera prima di morire. Domenica sarà passato mezzo decennio esatto da quando una bomba piazzata sotto il sedile di guida dell’auto che aveva preso a noleggio per cercare di sfuggire alle minacce di morte dilaniò la giornalista a pochi passi dalla sua casa nella campagna di Bidnija, nel nord di Malta. Era il 16 ottobre 2017. Oggi i fratelli George e Alfred Degiorgio, poche ore dopo l’apertura del processo contro di loro, hanno ammesso di essere i sicari che hanno studiato e realizzato il piano per uccidere, che si sono procurati la bomba, l’hanno piazzata e fatta esplodere con un sms inviato da George mentre Alfred teneva d’occhio la giornalista.

"Non sapete chi ha ucciso Daphne?", aveva detto George stamattina rivolgendosi all’accusa mentre entrava in aula: "Sono stati i vostri amici, quelli con cui eravate spalla a spalla... Andate a indagare su di loro!". Ma è stato l’ultimo gesto di sfida. Dopo l’elenco delle accuse e delle prove presentato dalla procura generale, l’udienza è stata aggiornata per il pranzo. Ed i fratelli Degiorgio, 59 e 57 anni passati tra rapine e omicidi, sono crollati. Di fronte alla concreta prospettiva di due ergastoli hanno deciso di dichiararsi colpevoli. Ma hanno ottenuto ben pochi sconti: 40 anni di prigione, con l’ipotesi di future riduzioni per buona condotta. Con la sentenza di oggi salgono a quattro i colpevoli materiali accertati.


L’auto di Caruana dopo l’attentato (Keystone)

Nomi importanti

I Degiorgio sono stati accusati dal loro complice, Vince Muscat, che ha patteggiato 15 anni di pena in cambio delle prove contro di loro. I fratelli erano stati ingaggiati dall’intermediario di morte, l’ex tassista ed usuraio Melvin Theuma, che ha ottenuto il condono tombale su tutti i suoi reati in cambio delle prove che hanno incastrato il mandante, il tycoon Yorgen Fenech, arrestato a novembre 2019 mentre tentava la fuga con uno yacht di famiglia. La fase preliminare del processo contro Fenech si è conclusa l’estate scorsa e la fase dibattimentale sarà avviata entro la fine dell’anno. L’inchiesta di polizia non è ancora formalmente chiusa, anche se della banda operativa sono stati arrestati anche i fornitori della bomba (i fratelli Robert e Adrian Agius ed il loro complice Jamie Vella). Non è stata ancora fatta piena luce sulle connessioni e complicità a livello politico.

I fratelli Degiorgio sostenevano di avere prove contro l’ex ministro dell’Economia, Chris Cardona, per una proposta fatta già nel 2015 ed apparentemente abortita prima che venisse completata la pianificazione. Fenech dal canto suo insiste di avere prove contro l’ex potentissimo capo di gabinetto del governo Muscat, Keith Schembri, a carico del quale nel frattempo sono emerse connessioni con una serie di trame di corruzione e riciclaggio di denaro, dai soldi presi per la centrale di Malta a quelli per facilitare i passaporti o una speculazione su una centrale eolica in Montenegro a spese dei contribuenti. "Oggi non è stata fatta giustizia, è stato fatto solo un piccolo passo", ha commentato non a caso la presidente dell’Europarlamento, la maltese Roberta Metsola. "Ora avanti con quelli che hanno ordinato e pagato l’omicidio, con chi li ha protetti e quelli che hanno passato due anni facendo tutto il possibile immaginabile per cercare di insabbiare tutto".

‘Faremo luce su tutto’

Il premier Robert Abela ha promesso che si farà piena luce su tutto. Su Twitter il successore di Joseph Muscat ha scritto che "la sentenza di oggi è un altro importante passo avanti verso la giustizia per la famiglia Caruana Galizia.Ora tre persone sono state condannate per questo omicidio e tre altre sono in attesa di processo. Restiamo determinati a far sì che piena giustizia sia fatta, per la famiglia e per Malta". Abela ha preso la guida nel gennaio 2020 dopo la caduta di Muscat che a dicembre 2019 era stato costretto a dimettersi a causa delle proteste di piazza scattate per le rivelazioni legate all’arresto di Yorgen Fenech come mandante dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. La giornalista nel 2015 aveva rivelato un patto corruttivo tra il tycoon, l’ex capo di gabinetto Keith Schembri e l’ex ministro dell’energia e del turismo Konrad Mizzi.