L’assassino della giornalista maltese, morta per un’autobomba nel 2017, ha spiegato il suo ruolo di sicario prezzolato in un’intervista con la Reuters
L’assassinio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese dilaniata da una bomba piazzata nella sua auto e fatta esplodere a pochi metri dalla sua abitazione il 16 ottobre 2017, è stato "just business", un affare come un altro, per uno degli autori materiali del delitto, il killer professionista George Degiorgio che venne individuato e arrestato già nel dicembre 2017 assieme al fratello Alfred e al complice Vince Muscat.
Degiorgio ha confessato il suo ruolo nell’omicidio in una intervista con l’agenzia Reuters i cui contenuti sono stati anticipati dal Times of Malta.
Nel corso dell’intervista ha precisato che "se avessimo saputo chi era, avremmo chiesto 10 milioni di euro, non solo 150mila" ed è tornato a ribadire di avere le prove che "implicano altre persone" nell’omicidio del 2017, ma anche quelle di un "precedente tentativo commissionato nel 2015 da un alto personaggio politico e poi abortito" e del "coinvolgimento di due membri del governo che furono complici di una tentata rapina" alla sede centrale della Hsbc nel 2010. Prove finora respinte dal governo, che ha l’ultima parola sulle richieste di perdono.
Il quotidiano maltese collabora con Reuters nel "Daphne Project", consorzio giornalistico che prosegue il lavoro della giornalista ed ha permesso ad esempio di stabilire i legami corruttivi tra due membri del governo Muscat (il capo di gabinetto Keith Schembri e il ministro Konrad Mizzi) e il tycoon maltese Yorgen Fenech. Quest’ultimo è stato arrestato nel novembre 2019 e rinviato a giudizio come mandante dell’assassinio, individuato grazie alla confessione dell’intermediario Melvin Theuma. Un tassista, allibratore clandestino e usuraio entrato in confidenza con Fenech il cui nome arrivò alla polizia da Vince Muscat.
Theuma nell’autunno ottenne il condono tombale per la sua testimonianza e le prove che incastravano Fenech. Muscat ha patteggiato una pena a 15 anni e il condono per altri reati. Grazie alla sua testimonianza nel febbraio 2020 sono stati arrestati anche i fornitori degli ordigni esplosivi, i fratelli Robert e Adrian Agius e il loro socio Jamie Vella (gang legata alle cosche siciliane in vari traffici, dal contrabbando di carburanti, armi e droga al riciclaggio di denaro), ma finora non sono stati implicati uomini politici nel complotto che ha portato all’assassinio.
Fenech, cercando di ottenere anch’egli il perdono (sempre rifiutato), subito dopo l’arresto sostenne che il vero ispiratore fosse l’ex ministro dell’economia Chris Cardona. Successivamente ha accusato Keith Schembri, col quale ha avuto strettissimi rapporti e informazioni fino a pochi minuti prima dell’arresto.
"Le parole dello stesso George Degiorgio dimostrano che è un assassino a sangue freddo privo di ogni scrupolo, che non merita alcuna attenuante" ha commentato Matthew Caruana Galizia, uno dei figli di Daphne.
L’intervista al killer sarà pubblicata integralmente nei prossimi giorni, ma in essa Degiorgio da una parte si dice anche "dispiaciuto" per la morte della giornalista, dall’altra ribadisce la volontà di testimoniare in aula contro "il politico top" che due anni prima aveva già cercato di uccidere Daphne. In una dichiarazione rilasciata dai loro legali, i due fratelli killer – che sono in detenzione preventiva sin dal giorno dell’arresto, così come tutti gli altri protagonisti incluso Fenech – vogliono "divulgare tutto quello che sappiamo su altri delitti, bombe e reati" perché, sottolineano, "anche le famiglie delle altre vittime meritano giustizia".