Il moderato Hunt al posto di Kwarteng come Cancelliere dello Scacchiere, ma la premier è già appesa a un filo
La bufera finanziaria e politica innescata nel Regno Unito dalla ‘mini manovra’ d’esordio azzardata dalla compagine Tory della nuova premier Liz Truss il 23 settembre a colpi di tagli miliardari di tasse in deficit sprofonda nel caos di un contrordine altrettanto improvviso: senza traccia di scuse o di spiegazioni. Caos che trascina l’isola sulle soglie d’una altra crisi di governo, a nemmeno 40 giorni dal passaggio di consegne fra Boris Johnson e l’improbabile erede autoproclamata di Margaret Thatcher.
La retromarcia, ormai attesa, si è consumata in poche ore con la liquidazione su due piedi del 47enne cancelliere dello Scacchiere di radici familiari ghanesi Kwasi Kwarteng, alleato della prima ora di Liz ed esecutore delle misure di quel pacchetto iperliberista che era stata lei a promettere in lungo e in largo. E la sua sostituzione con il redivivo Jeremy Hunt, 56 anni il primo novembre, un moderato per gli standard attuali del Partito Conservatore (già sfidante numero uno di Johnson per la leadership del 2019 e sostenitore nel ballottaggio sul dopo Boris dell’ex cancelliere Rishi Sunak contro la stessa Truss): veterano dall’immagine pacata e dagli atteggiamenti cauti scelto per provare disperatamente a rasserenare i mercati e a riunificare una maggioranza parlamentare in rivolta alla Camera dei Comuni. Cambio di team al vertice della politica economica - completato a livello di vice - che ha fatto da preludio a un’accelerazione della marcia indietro sulla "mini manovra" di fine settembre: operazione "pro crescita" da 43 miliardi sulla carta, rivelatasi nei fatti in grado di scatenare il panico sulla tenuta dei conti pubblici del Regno nel pieno della crisi globale e con l’inflazione in ascesa; di far sprofondare la sterlina; d’obbligare la Bank of England a entrare in campo con rialzi dei tassi e un massiccio intervento di acquisto di bond (scaduto oggi) per frenare le turbolenze abbattutesi su mutui e fondi pensione da cui dipende la vita di milioni di sudditi di Sua Maestà.
Kwasi Kwarteng, silurato (Keystone)
La svolta si è tradotta nell’annuncio dell’abolizione di un’altra delle misure fiscali concordate da Truss con Kwarteng, dopo il primo ripensamento sul taglio dell’aliquota esteso ai redditi più alti (una provocazione sociale per i ceti più esposti alla crisi) dal 45 al 40%: con la decisione di non cancellare più l’incremento dal 19 al 25% della corporation tax sui profitti delle aziende messo in cantiere dal 2023 al tempo del governo Johnson. "Voglio ancora realizzare un’economia con tasse più basse, salari più alti e più crescita", ha insistito Truss in una conferenza stampa tanto breve quanto ripetitiva. Riconoscendo tuttavia di dover anche restituire al Paese, sotto l’ombra di una congiuntura quanto mai incerta, quei margini di stabilità finanziaria compromessi in queste settimane. "È il modo in cui stiamo portando avanti la nostra missione che in questo momento deve cambiare", in primis per "rassicurare i mercati", ha poi proseguito evocando indirettamente l’obiettivo almeno d’una maggiore gradualità sotto la gestione di Hunt. Non senza ribadire comunque meccanicamente di essere "determinata a portare a termine" il suo programma (modificato su punti cruciali già due volte in poche settimane), e ad andare avanti, in risposta agli interrogativi pressanti dei giornalisti sulla sua credibilità. E su prospettive ravvicinate di dimissioni che appaiono ormai un destino segnato: almeno a dar credito agli accenti d’irrisione che rimbalzano dai profili social di commentatori politici di spicco come Harry Mance, titolare assai letto nei palazzi d’una rubrica velenosa sul Financial Times, secondo cui il messaggio fatto riecheggiare dalla premier nel briefing odierno è quello di una comandante secondo la quale "il Titanic può ancora arrivare in porto in mattinata a New York".
Le opposizioni invocano intanto a gran voce le elezioni anticipate, che si profilerebbero catastrofiche come mai nella storia per i Conservatori in base agli ultimi sondaggi, se davvero si andasse al voto a breve. Mentre fra i compagni di partito di Truss si lavora a una presa di posizione di figure di peso intenzionate a chiederle apertamente già la settimana prossima di farsi da parte. Con il Times che le concede non più di 17 giorni per cercare il miracolo entro il 31 ottobre, quando Hunt dovrà presentare in veste di nuovo cancelliere il tanto atteso piano di revisione della strategia economica, le coperture sulle misure fiscali residue e le stime di previsione aggiornate su carovita, Pil, indebitamento. Pena l’epilogo dell’ennesimo passaggio di timone sulla nave Tory (dove in un anno si sono già avvicendati 4 titolari delle Finanze, record assoluto) e della liquidazione sprint di Truss a favore di Sunak o della ministra Penny Mordaunt, in alternativa o in tandem: avversari pragmatici, nella sfida per la leadership di quest’estate, rimpianti dai più.