Intesa politica dopo sette anni di negoziati. Critiche all’Unione per non aver ottenuto di più sugli standard lavorativi e i diritti umani.
Bruxelles – Dopo sette anni di negoziati tormentati, più volte arenati su questioni delicate come i diritti umani, l'Unione europea e la Cina decidono di accelerare il confronto e chiudere lo storico accordo sugli investimenti per dare un segnale all'economia proprio alla fine dell'anno orribile della crisi pandemica. Ue e Cina "si uniranno per dare il via a un nuovo inizio nel 2021", ha detto il presidente cinese Xi Jinping, soddisfatto di aver sfilato agli Usa il partner transatlantico nella partita contro Pechino.
È "un passo fondamentale, una pietra miliare" la definisce il responsabile Ue del commercio, Valdis Dombrovskis, che invita a guardare ai benefici per le imprese europee che avranno un accesso molto più ampio e facilitato ad un mercato da 1,4 miliardi di persone, in continua e rapida crescita. Con nessun altro Paese al mondo, spiega Dombrovskis, la Cina si è impegnata ad aprire il suo mercato in modo così ampio. Tra le due parti, "la Ue è certamente quella che ha ottenuto di più, perché finora c'era uno squilibrio nei rapporti, con il mercato europeo di default più aperto di quello cinese, che l'accordo aggiusterà", ha aggiunto il vicepresidente.
Accesso ‘senza precedenti’ al mercato cinese
È storicamente difficile per le aziende europee mettere in piedi un business in Cina, spiega la Commissione. L'accordo Cai (Comprehensive Agreement on Investment) assicurerà l'accesso agli investitori europei al mercato cinese in settori chiave come i nuovi veicoli elettrici e a idrogeno, manifattura, servizi finanziari e sanitari, cloud computing. Un "accesso senza precedenti, che dà certezza alle imprese".
Con il Cai, spiega la Ue "la Cina si impegna a trattare le nostre aziende in modo equo, in modo tale che potranno approfittare maggiormente del suo vasto mercato in crescita". Pechino assicurerà "parità di condizioni" chiarendo gli obblighi per le imprese di Stato cinesi, proibendo i trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche distorsive, e aumentando la trasparenza sui sussidi". Le imprese europee, quindi, "beneficeranno di un trattamento più equo quando competeranno nel mercato cinese".
Anche clima, ambiente e norme sul lavoro
L'accordo prevede anche impegni "importanti" sul clima e l'ambiente, inclusa l'attuazione dell'accordo di Parigi, e sugli standard lavorativi. La Cina si è infatti impegnata ad attuare le convenzioni dell'organizzazione mondiale per il lavoro (Ilo) già firmate, e a lavorare per la ratifica delle altre, anche quelle sul lavoro forzato.
Su questo punto, come su quello dei diritti umani, si concentrano le critiche alla Ue che si sarebbe accontentata di poco pur di chiudere l'intesa. Critiche estese anche alla Merkel, che ha spinto perché il dossier si chiudesse sotto la sua presidenza della Ue. In realtà c'è ancora tempo, almeno un anno, per assicurarsi che Pechino rispetti i patti: l'accordo politico concluso oggi è solo l'inizio di un processo che si chiuderà con la firma del documento finale sotto presidenza francese della Ue, nel 2022. Nel frattempo molto può ancora succedere: ad esempio, il Parlamento Ue, che deve valutare l'accordo e aveva chiesto che il Cai contenesse garanzie contro lo sfruttamento della minoranza musulmana degli uiguri, potrebbe non ritenere sufficiente l'assicurazione cinese sugli standard lavorativi, facendo slittare la ratifica.