Presentato il bilancio che conferma che quella di Como è una prigione-polveriera
Al Bassone, carcere di Como, si muore, ma non solo per cause naturali. Tre lo scorso anno i detenuti che si sono tolti la vita. Un dato inaccettabile, che sarebbe stato ancor più pesante: nel 2024 dietro le sbarre del carcere lariano gli agenti di Polizia penitenziaria sono riusciti a sventare trenta suicidi. Numero impressionante quello diffuso venerdì da Maria Manzella, comandante degli agenti della Penitenziaria durante la cerimonia, nella sala bianca del Teatro Sociale di Como, di anniversario del Corpo che ha celebrato i 208 anni di fondazione. Un bilancio, quello dello scorso anno, che casomai fosse stato necessario, ha confermato che quello di Como è un carcere-polveriera: suicidi e tentati suicidi sono la drammatica punta di un iceberg di cui si parla da anni, che peggiora con il passare del tempo.
Cominciando dal sovraffollamento che continua a essere una delle principali problematiche del sistema penitenziario italiano. Al Bassone attualmente i detenuti sono 440, quando ne dovrebbe ospitare 226 (il carcere lariano è sul secondo gradino di un podio per nulla positivo). Il sovraffollamento non toglie solo spazi vitali, ma anche possibilità di lavoro e di svolgere attività che spezzino la monotonia della vita penitenziaria, che porta all'emergere di situazioni di forte depressione, spesso alla base di suicidi e atti di autolesionismo che nel carcere di Como lo scorso anno sono stati 147, uno ogni due giorni e mezzo. E sempre ogni due giorni e mezzo è stato necessario intervenire per le 149 aggressioni (88 tra detenuti), e 63 agenti della Polizia penitenziaria, che al Bassone dovrebbero essere 235. Una boccata d'ossigeno è attesa nelle prossime settimane: al carcere lariano sono stati assegnati 16 nuovi agenti, dieci uomini e sei donne.