Concluso con undici assoluzioni ‘perché il fatto non sussiste’ il processo che vedeva imputate dodici persone: non provata l’associazione a delinquere
Si è concluso con undici assoluzioni su dodici il maxi processo su un traffico di oro e contanti fra l'Italia e la Svizzera che vedeva imputati anche due cittadini svizzeri. Ne dà notizia il quotidiano La Provincia di Como.
Il procedimento era partito da un'indagine della Guardia di Finanza svolta fra il 2015 e il 2017 su una presunta associazione a delinquere basata nel Comasco e dedita a “condotte di riciclaggio e commercio non autorizzato di oro” e “riciclaggio di denaro proveniente da reati finanziari”.
Tale associazione, secondo l'accusa, aveva compiuto “numerose attività di riciclaggio di valuta e oro, con diversi soggetti coinvolti in modo stabile e incontri settimanali”. Un'organizzazione, secondo le tesi della Procura, che vedeva alcune persone nel ruolo di autisti con il compito di trasportare oro e contanti da una parte all'altra del confine, altre che mettevano a disposizione auto con doppi fondi e intermediari con il compito di procacciare clienti.
L'impianto accusatorio, tuttavia, non ha retto di fronte ai magistrati, cosicché è rimasto in piedi solo un capo di imputazione su 18. Sono stati dunque assolti "perché il fatto non sussiste", come detto, undici imputati su dodici, tutti di età compresa fra i 51 e i 70 anni, fra cui due ticinesi di 51 e 60 anni. Il reato associativo è stato prescritto.
Accolte, dunque, le tesi della difesa, secondo la quale non era possibile provare l'esistenza di un'associazione in quanto l'indagine non aveva mostrato “quanto, come e in che momento” i soldi uscirono dall’Italia per andare all’estero.
L'unico a essere condannato è stato un 64enne di Maslianico, a cui è stata inflitta una condanna a tre anni per un tentativo di far rientrare in Italia una somma di oltre 200'000 euro dagli Emirati Arabi.