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Forte crescita di sfratti a Como

Nell’arco di dieci anni sono passati da 7 a 58. L’impennata, che non ha eguali in Italia, sta colpendo anche la cittadinanza

Strade affollate da turisti
(Ti-Press)
4 novembre 2024
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L'altra faccia dell’iperturismo (o sovraffollamento turistico, che dir si voglia). A Como, città a vocazione turistica grazie al Lario, sono in forte crescita gli sfratti per finita locazione. Nell’arco di dieci anni (2013-2023), sono passati da 7 a 58. Un’accelerazione registrata negli ultimi anni, dietro la quale si coglie un’impennata che rappresenta un primato nazionale. In nessun’altra città italiana c’è stata un’impennata così marcata. A ridosso del Ticino, c’è Varese in controtendenza: i provvedimenti per finta locazione sono passati da 182 (2013) a 109 (2023). A Sondrio, in dieci anni, ce n'è stato solo uno.

In riva al Lario sono in calo gli sfratti per morosità. Come si spiega l’impennata degli sfratti per finta locazione e il calo per morosità? La risposta va cercata nel sovraffollamento turistico che, nella città di Volta, macina record su record: oltre cinque milioni di turisti (l’85% stranieri) hanno preso d’assalto la provincia di Como quest’anno. Un boom in buona parte dovuto alle case vacanza, che sono passate da 22 con 469 posti letto nel 2016 a 1’713 con 7’532 posti letto quest’anno. Ciò significa che le case vacanza, in neppure dieci anni, sono cresciute del 1'285%, mentre i posti letto sono aumentati del 622%. Percentuali che, tenendo conto del patrimonio immobiliare disponibile per la locazione, non hanno eguali in Italia.

La tendenza sembra orientata verso l’alto, in quanto gli affitti brevi sono più remunerativi e i proprietari di case ne approfittano. Ma c’è un rovescio della medaglia. La mancanza di case in affitto a Como ha effetti negativi: non trovando più un’abitazione, molti professionisti rinunciano al posto di lavoro. L’esempio più clamoroso è quello degli infermieri che, pur avendo vinto uno dei tanti concorsi per tappare i buchi nelle strutture ospedaliere comasche, rinunciano. Perciò, l’emergenza continua, e non solo per la fuga in Ticino.