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Pusher accoltellato, i due carabinieri accusati anche di rapina

I militari, che non erano in servizio e non avevano ordini, la sera dei fatti chiesero a una pattuglia in zona di allontanarsi ‘per non essere scoperti’

Immagine di archivio
(SkeLeBon, WikiMedia Commons)
11 luglio 2024
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Sono accusati anche di rapina aggravata (più di un episodio contestato), sequestro di persona e possesso abusivo di armi i due carabinieri fermati nel pomeriggio di sabato 6 luglio con l'accusa di tentato omicidio ai danni di un giovane cittadino marocchino trovato da alcuni passanti a Castiglione Olona (Varese), nella notte tra venerdì e sabato, ferito con diverse coltellate.

Lo si apprende da una nota diffusa nel pomeriggio di oggi, firmata dal procuratore di Varese Antonio Gustapane. Il fermo a carico dei due carabinieri – uno in servizio alla compagnia di Luino (Varese), l'altro alla stazione di Malnate – era già stato convalidato martedì 8 luglio dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Varese Marcello Buffa. Il magistrato ha disposto la custodia cautelare in carcere a carico dei due militari (immediatamente sospesi dall'Arma) che nelle dichiarazioni rilasciate al pubblico ministero e al giudice avevano spiegato di essersi dovuti difendere.

In realtà, dalle scarne informazioni emerse sinora, il contesto entra il quale si è consumato il tentato omicidio sarebbe molto diverso. La zona dove è avvenuto l'accoltellamento del giovane extracomunitario (ancora non identificato) è una zona teatro di spaccio. I due militari, alcune ore prima dell'aggressione, avevano chiesto a una pattuglia di colleghi della stazione di Castiglione Olona di allontanarsi dalla zona per non attirare l'attenzione degli spacciatori sulla loro presenza, lasciando intendere di essere "sotto copertura". In realtà i due erano liberi dal servizio e senza alcun ordine, anzi nella nota si precisa il comportamento dei due è del tutto estraneo alle procedure previste dall'Arma nel settore della repressione del fenomeno dello spaccio.

La rivelazione delle altre contestazioni a carico dei due carabinieri lasciano intendere che l'attività della coppia nei boschi dello spaccio di Castiglione Olona era molto diversa da quella repressiva, ma che molto probabilmente mirava ad andare all'incasso da coloro che i due avrebbero dovuto al contrario perseguire.

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