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Fuga degli infermieri dalla Lombardia, c’entra anche l’affitto

A Como si fa fatica a trovare un monolocale a meno di 700 euro, e ci sono sempre più laureati che guardano al Ticino: ‘O mangiamo, o paghiamo la pigione’

Un problema dietro l’altro
(Ti-Press)
14 maggio 2024
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Non solo la fuga in Canton Ticino, ma anche il caro affitti (a Como può già ritenersi fortunato chi riesce a trovare un monolocale a 700 euro al mese) è alla base dell’emergenza infermieri, sempre più acuta e con pesanti conseguenze sul funzionamento delle strutture sanitarie, in particolare per quanto concerne ospedali e case di riposo per anziani.

Nel capoluogo lariano trovare case in affitto è come cercare il classico ago nel pagliaio. E questo soprattutto a causa del boom delle case di vacanza che, in riva al Lario, sono esplose: a oggi se ne contato 1’132, rispetto alle 202 del 2016, anno in cui è iniziata la tumultuosa crescita che si accompagna a un coacervo di problemi irrisolti. Fra cui, si diceva, quello di chi arriva a Como per lavorare, ma non trova case in affitto. O, se la trova, deve pagarla a peso d’oro.

Interessi del 15% e canone anticipato di tre mesi

Morale? Sono sempre più numerose le persone che loro malgrado devono rinunciare a un posto di lavoro a lungo inseguito. È il caso di una trentina di infermieri, tutti in possesso di una laurea breve in infermieristica che, dopo aver partecipato lo scorso mese di novembre, e vinto, al concorso per prendere servizio nei due ospedali di Como (Sant’Anna e Valduce), hanno rinunciato al posto di lavoro. Si tratta per lo più di giovani sanitari che sarebbero arrivati in riva al Lario da altre regioni, che senza grandi possibilità di spesa si devono confrontare anche con il fatto che le agenzie immobiliari chiedono interessi del 15% e il pagamento anticipato di tre mesi.

‘O paghiamo la pigione o mangiamo’

Ben si comprendono quindi i messaggi scritti nelle chat WhatsApp dagli infermieri del Sant’Anna: “O pago l’affitto o mangio”, “Ma qui è impossibile trovare un alloggio”, “Non trovo neanche una stanza”, “Io a lavorare a Como non ci vengo”, “A me sono capitati due annunci truffa”. C’è anche chi ha scritto, confermando quanto già si sapeva, di aver trovato “casa a un prezzo accessibile in un comune a una ventina di chilometri da Como: raggiungere il Sant’Anna è un sacrificio, ma spero fra due anni di andare a lavorare in Ticino”.

La casa in affitto a Como, ovviamente non solo per gli infermieri, è un problema sempre più sentito. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto all’Asst lariana, l’Azienda socio sanitaria territoriale, di mettere a disposizione degli infermieri alloggi a equo canone. I sindacati all’Asst hanno scritto: “Non possiamo permetterci di far scappare da Como e dai nostri ospedali risorse professionali preziose”.

Alcune iniziative individuali

Nel frattempo a Como c’è chi corre ai ripari. È il caso della fondazione Ca’ d’Industria, che dal 1817 in riva al Lario è nel cuore dei comaschi in quanto da oltre due secoli giorno dopo giorno si prende cura degli anziani: tre le strutture socio sanitarie, in cui sono ospitati 350 anziani (cento non autosufficienti) e un centro diurno, 205 tra ausiliari e operatori sociosanitari, non sufficienti tanto da far dire ai responsabili della fondazione che la situazione è “drammatica”. Ecco le misure decise da Ca’ d’Industria per assumere infermieri: per i primi cinque mesi, mette a disposizione propri alloggi a condizioni agevolate (il solo pagamento delle spese) e i mesi successivi affitti convenzionati. Inoltre, sono garantiti stipendi più alti e immediata maturazione della quattordicesima mensilità.

Da segnalare anche l’iniziativa dell’ospedale Sant’Anna che ha deciso di ampliare l’asilo nido, considerato che quello in funzione non è in grado di accogliere le domande arrivate da medici, infermieri e operatori con figli piccoli. A fronte di quarantaquattro domande è stato possibile soddisfarne solo venti. Potenziare l’asilo nido è considerato un motivo per attrarre personale o per trattenere le professionalità già in servizio.