Il 53enne è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti di una giovane paziente
Cinque anni di carcere, uno in meno rispetto al verdetto di primo grado pronunciato a Como. Questa la sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello di Milano nei confronti di un 53enne medico di famiglia di Valsolda, finito agli arresti domiciliari nel marzo 2018, riconosciuto colpevole del reato di violenza sessuale nei confronti di una giovane paziente.
Lo sconto è dovuto al fatto che due violenze, ai danni di donne poco più che maggiorenni ai tempi dei fatti, sono state prescritte, in quanto avvenute nel 2010. La cesoia alle prescrizioni era già stata usata dai giudici di Como, che dalla causa avevano escluso quattro casi. Anche i giudici dell'appello non hanno dato credito alle parole del medico – molto conosciuto nei comuni del Ceresio comasco in quanto attivo a Valsolda, Porlezza, Carlazzo e San Bartolomeo in Val Cavargna – che in tutte le sedi si è proclamato innocente, sostenendo che “si trattava di un grosso e collettivo equivoco da parte di donne molto sensibili che non avevano capito il fine diagnostico dei miei gesti”.
Il medico è stato ritenuto responsabile di aver effettuato “visite ginecologiche per verificare e valutare alcune patologie che non avevano alcuna necessità di simili ispezioni intime”. L'inchiesta aveva preso il via, nel 2017, a seguito della denuncia presentata da una giovane donna di Porlezza. Una decina i casi accertati, sette dei quali portati a processo. Il ricorso in Cassazione, considerati i tempi della giustizia, rischia di cancellare l’unico caso rimasto in piedi.