L'uomo nel gennaio del 2021 a Cabiate stuprò e uccise la figlia della compagna a lui affidata. L'autopsia aveva smentito la tesi dell'incidente domestico
È diventata definitiva la condanna all'ergastolo per il 28enne di origini rumene che nel gennaio del 2021, a Cabiate, in provincia di Como, abusò della figlia di 18 mesi della compagna per poi ucciderla a forza di botte. Come riporta La Provincia di Como, i giudici della Corte di Cassazione italiana hanno rigettato il ricorso presentato dall'uomo, condannato al carcere a vita sia in primo grado dal Tribunale di Como sia in appello a Milano. La difesa, in tutti i gradi del giudizio, ha sempre chiesto, invano, una perizia psichiatrica per il suo assistito, basandosi sulle dichiarazioni del suo assistito che aveva sostenuto di non sapere perché avesse agito in modo così efferato e di non essere riuscito a fermarsi.
All'epoca dei fatti l'uomo, lasciato da solo con la bambina mentre la madre era al lavoro, aveva raccontato che la piccola, giocando con un cavo elettrico, aveva fatto cadere una stufetta che l'aveva colpita alla testa ma che, dopo un breve pianto, aveva poi continuato a giocare normalmente per poi addormentarsi. Nel suo racconto, il 28enne sosteneva di aver chiamato i soccorsi solo tre ore dopo, intorno alle 19 notando un ematoma sulla testa: inutile il trasporto in elicottero all'ospedale ‘Papa Giovanni XXIII di Bergamo’, dove la bambina spirava in seguito a un arresto cardiaco conseguenza del trauma cranico subito.
Gli esami autoptici avevano però evidenziato le violenze sessuali subite dalla bimba, nonché le gravi ferite alla testa, conseguenza delle percosse subite, che non le avrebbero permesso di continuare a giocare: percosse ammesse dall'uomo, insieme allo stupro, nella confessione resa in maggio ai giudici, tale da far mutare l'accusa di morte come conseguenza di maltrattamenti in famiglia (reato che prevede pene fino a 24 anni) e violenza sessuale aggravata in quella di omicidio volontario, con l'aggravante della violenza sessuale.