Il convivente della madre ha confessato quanto successo l'11 gennaio. L'accusa è ora di omicidio volontario con aggravante della violenza sessuale
“Sì, ho abusato di lei, poi l’ho picchiata fino a ucciderla”. È la confessione del 25enne rumeno in cella con l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver ucciso l'11 gennaio scorso a Cabiate una bimba di 18 mesi. Questa mattina, davanti al pubblico ministero Antonia Pavan, sostituto della Procura di Como, il giovane – da qualche mese compagno e convivente della madre della bimba – ha deciso di confessare ogni cosa: la violenza sessuale sulla bimba e poi le botte mortali. La giovane madre della bambina era al lavoro quando si è consumata la tragedia. Il 25enne è stato inizialmente arrestato con l’accusa di morte come conseguenza di maltrattamenti in famiglia (un reato che prevede pene fino a 24 anni) e violenza sessuale aggravata. Ora per lui l'accusa è di omicidio volontario, con l'aggravante della violenza sessuale. Accusa da ergastolo. La Procura di Como ha fatto sapere che a breve chiederà il processo immediato.
Dalla confessione del 25enne la conferma che quello dello scorso 11 gennaio a Cabiate è stato un omicidio nato come epilogo di una giornata di violenze gravissime ai danni della piccola, che la mamma aveva affidato alle cure del suo convivente. Fino alla confessione di stamane l'omicida aveva raccontato che attorno alle 15.30 la bambina, giocando, aveva tirato il cavo elettrico di una stufetta, che si trovava sopra una scarpiera. Elettrodomestico che aveva colpito alla testa la bimba, che dopo aver pianto per qualche minuto si era rimessa a giocare, per poi addormentarsi. Solo attorno alle 19 si era deciso a chiamare il 118: i soccorritori avevano cercato di salvare la bimba, che era giunta priva di vita all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ad accorgersi della violenza sessuale era stato l'anatomo patologo che, nella sua relazione, aveva evidenziato anche le percosse rilevate sulla testa della bimba.