La Corte d'appello di Brescia discuterà pubblicamente i motivi che hanno portato a chiedere la revisione del processo
I giudici della Corte d’appello di Brescia stamane, martedì, al termine di una breve camera di consiglio, hanno emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi per l'udienza, fissata per il prossimo 1° marzo, in cui si discuterà la richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba, dell’11 dicembre 2006. I coniugi erbesi, arrestati nel 2007 e condannati l'anno successivo, stanno scontando l’ergastolo, passato in giudicato, in quanto riconosciuti colpevoli dell’omicidio di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef Marzouk, della madre Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini, oltre al tentato omicidio di Mario Frigerio, marito di Cherubini.
I giudici bresciani, contrariamente a quanto avevano fatto in passato, hanno accolto l’istanza di revisione del processo. Istanza inviata lo scorso luglio dalla Procura generale di Milano, ma con parere negativo sulla riapertura delle indagini perché, a parere dei magistrati, la richiesta era “inammissibile”, “infondata nel merito”, e non ci sono “nuove prove decisive”, come aveva spiegato la procuratrice generale Francesca Nanni. La Corte d’Appello di Brescia ha deciso, però, per una discussione pubblica dei motivi che hanno spinto la Procura generale di Milano a inoltrare la richiesta di revisione del processo. Lo scorso ottobre, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, legali di Romano e Bazzi, avevano depositato alla Corte d’assise bresciana l’istanza di revisione di condanna per i coniugi, in base a supposti nuovi elementi, tali da portare a un proscioglimento della coppia. L’istanza seguiva la richiesta di revisione presentata tra molte polemiche dal sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser.
“C’è molto di più rispetto ai temi portati dal magistrato – aveva spiegato l’avvocato Fabio Schembri, autore dell’istanza insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux –. Abbiamo allegato sette consulenze, audio e video e affrontato temi più vasti”. Tra gli argomenti, le modalità della morte di Valeria Cherubini, che sarebbero “incompatibili” con la tesi che vede Romano e Bazzi colpevoli, le intercettazioni ambientali sul letto d’ospedale del sopravvissuto Frigerio, uno studio sull’energia elettrica nella casa dell’eccidio, la testimonianza di Abdi Kais, mai sentito dagli inquirenti, e residente nell’abitazione di Erba, che venne poi arrestato per spaccio nella zona dove avvenne il massacro. Anche se ancora non siamo in presenza della riapertura del caso, i legali dei coniugi erbesi hanno giudicato positivamente la decisione della Corte d'Appello di Brescia: “Siamo soddisfatti che la richiesta di revisione sia stata giudicata ammissibile e ci auguriamo che questa volta sia disposto un nuovo processo e che lo stesso finisca in un altro modo, con un’assoluzione”.