Per la Divisione distrettuale antimafia di Milano, Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta avrebbero stretto un patto per la gestione delle attività criminali
Un vero e proprio consorzio fra le varie mafie italiane per la gestione delle attività criminali in Lombardia. Questa l'ipotesi alla base dell'indagine della Divisione distrettuale antimafia (Dda) di Milano che ha portato oggi, 25 ottobre, all'esecuzione di undici ordinanze di custodia cautelare in carcere, al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 153 persone L'operazione è stata condotta dai Carabinieri di Milano e Varese che hanno effettuato 60 perquisizioni con l'impiego di oltre 600 effettivi sull'intero territorio nazionale.
La teoria contenuta nelle oltre 2mila pagine dell'inchiesta è che le tre principali associazioni di stampo mafioso, ovvero ’ndrangheta, camorra e Cosa Nostra avrebbero creato un "sistema mafioso lombardo", una vera e propria alleanza criminale la cui operatività sarebbe stata "decisa congiuntamente" nel corso di 21 summit tra il marzo 2020 e il gennaio 2021. Secondo le accuse nelle indagini, il patto tra mafie avrebbe avuto anche lo scopo, tra i tanti, di mantenere "contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale, bancario, in modo da ottenerne favori, notizie riservate, erogazioni di finanziamenti, rete di relazioni" e di condizionare "il libero esercizio di voto". Agli atti intercettazioni come "abbiamo un bel pacchetto di voti, perché posso portare i senatori in Europa". Parole di un presunto ’ndranghetista, indagato. Tra le decine di attività illecite che, secondo la Dda, il "sistema" di mafie avrebbe portato avanti, c’è anche l'acquisizione di "appalti pubblici e privati, anche attraverso l'attivazione di canali istituzionali".
Per la Dda milanese, i "vertici" delle tre mafie avrebbero operato "allo stesso livello" per mandare avanti il "sistema mafioso lombardo", ossia la "confederazione". Gli inquirenti, nella maxi imputazione per associazione mafiosa sull'alleanza, elencano nomi e famiglie delle tre mafie che avrebbero preso parte al patto: per Cosa Nostra, tra le altre, la "famiglia Fidanzati", il "mandamento di Trapani" con "al vertice Messina Denaro", e i Rinzivillo; per la ’ndrangheta la "locale di Legnano-Lonate Pozzolo", tra cui la ‘vecchia conoscenza’ della ’ndrangheta lombarda Vincenzo Rispoli, la cosca Iamonte e Antonio Romeo; per la camorra il gruppo "Senese", collegato a quello di Michele Senese, con base a Roma.
Alcuni dei summit si sarebbero tenuti a Dairago (Milano) negli uffici di una delle aziende riconducibili alle mafie. Altri a Cinisello Balsamo, nel Milanese, anche nel marzo 2021, altri ancora ad Abbiategrasso (Milano). Incontri per parlare, si legge, a volte di "stupefacenti", a volte di "superbonus 110%". L'alleanza, secondo le indagini, avrebbe avuto come "scopo" la commissione di una sfilza di "gravi" reati, tra cui anche "la scomparsa per ‘lupara bianca’ di Gaetano Cantarella, il 3 febbraio 2020".
E poi ancora "rapine, truffe, riciclaggio, intestazioni fittizie, false fatturazioni", cessioni di "falsi crediti d'imposta, estorsioni", recupero crediti, traffico di droga, acquisto e detenzione di armi. E ancora la "cassa comune" per i detenuti e i contatti con la politica e i colletti bianchi. Poi le "manovre finanziarie" con "società intestate a prestanome" (54 quelle elencate), alcune pure con sede a Londra e nel Delaware. Società nelle quali, secondo le indagini, erano presenti nelle compagini i vari esponenti delle tre mafie. E società con cui, poi, si sarebbero infiltrati nei settori della logistica, edile, sanitario anche per "forniture legate all'emergenza Covid" o per servizi di ambulanza "per trasporto dializzati", nell'e-commerce, nella ristorazione, nel noleggio auto, nella gestione dei parcheggi aeroportuali. E ancora "importazione di gasolio" e "materiali ferrosi". Oltre che, sempre secondo la Dda, le mani allungate sugli appalti.
Una tesi, quella del "patto" fra le tre mafie, che, però, è stata bocciata in toto dal giudice delle indagini preliminari di Milano Tommaso Perna che ha respinto oltre 140 richieste di arresti per altrettanti indagati. Il giudice, infatti, ha disposto il carcere solo per 11 persone, ma non per associazione mafiosa e solo per altri reati. Secondo il gip, tale presunta alleanza, in virtù del vincolo associativo, non possiederebbe "un prestigio criminale [...] che gli consenta di infiltrarsi nel territorio, di sfruttare la condizione di omertà diffusa, di limitarsi, se del caso a lanciare avvertimenti anche simbolici o indiretti in ambiti politici, amministrativi, imprenditoriali: in tutti quei luoghi, insomma, dove è possibile trarre e moltiplicare profitti economici agendo in maniera organizzata". Ciò che per il giudice emerge, in conclusione, "è, invece, la presenza sul territorio milanese di soggetti che, vantando, per lo meno per alcuni di essi, rapporti qualificati" con persone di "sicura appartenenza mafiosa, sia pur accertata in altre regioni, commettono attività lecite, ma anche delittuose, soprattutto di tipo economico, in territorio lombardo"