Il 49enne comasco, nel 2022 riuscì a evadere e a fuggire in Montenegro. A incastrarlo, il suo Dna trovato sul coltello usato per minacciare le vittime
Nove anni e mezzo di prigione: è la condanna inflitta nel pomeriggio di oggi dai giudici del tribunale di Como, a un 49enne comasco, per una rapina messa a segno nell’ottobre 2021 ai danni di una coppia di novantenni a Consiglio di Rumo, Comune montano tra Lario e Ceresio. L’uomo balzò agli onori della cronaca, in quanto protagonista di una incredibile evasione nel marzo dello scorso anno a Consiglio di Rumo durante un permesso ottenuto per recarsi al cimitero dalla madre morta pochi giorni prima. Il 49enne riuscì a eludere la custodia delle guardie carcerarie che lo avevano accompagnato in Alto Lago. Dopo lunghe ricerche sulle montagne del lago, che conosceva come le sue tasche, era stato rintracciato e arrestato il 16 luglio dello scorso anno in Montenegro. Nel dicembre scorso, l’estradizione in Italia.
Accuse che il 49enne ha sempre respinto. “Sono scappato perché non potevo stare in carcere per una rapina che non ho commesso”, ha ripetuto anche durante il processo davanti ai giudici del tribunale di Como. Tra le prove contro l’uomo, il suo Dna trovato sul coltello usato per minacciare le vittime. Il tribunale ha condannato l’uomo a complessivi 9 anni e mezzo, 9 per la rapina a cui si aggiungono 6 mesi per un episodio legato a una perquisizione nella sua abitazione in cui erano state trovate alcune munizioni. “Prima di commentare la sentenza aspettiamo le motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni – ha dichiarato l’avvocato difensore, Roberta Minotti –. Non mi aspettavo qualcosa di diverso. Una volta conosciute le motivazioni poi faremo appello, nella convinzione che la rapina non è stata compiuta dal mio cliente”. Quanto prima, saranno processate le persone (una mezza dozzina), che sono accusate di favoreggiamento per aver favorito la fuga del 49enne.