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Delitto di Malnate: parla il figlio della vittima

L'uomo, residente nel Mendrisiotto, ha ripercorso in aula i momenti tragici del ritrovamento della madre

La sentenza a dicembre
(Ti-Press)
4 ottobre 2023
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“Mia mamma era una persona splendida, era la mia vita. E un essere del genere, mi ha tolto la vita”. Nell'aula della Corte d'Assise di Varese è calato il silenzio e salita la tensione quando stamane, mercoledì, il 50enne residente nel Mendrisiotto e titolare di una impresa edile, ha parlato di sua madre, la 72enne pensionata, ex frontaliera, uccisa nel suo appartamento di Malnate il 22 luglio dello scorso anno da un 67enne varesino, che se ne sta chiuso in gabbia, assorto nei suoi pensieri.

In qualità di teste dell'accusa, il figlio della pensionata ha raccontato gli attimi in cui ha scoperto l'accaduto: “Di solito mia madre mi aspettava sul balcone, in poltrona, e quella sera, quando sono tornato, lei non c’era. La porta era aperta, mi è caduto lo sguardo e l’ho vista in una pozza di sangue. Le dicevo ‘svegliati’. Aveva gli occhi aperti. Non sono riuscito a salvarla”.

Rispondendo al presidente della Corte d'Assise, l'uomo ha raccontato di non aver mai visto l’imputato, non prima di guardarlo in faccia nell'aula in cui si celebra il processo: “A pensarci bene mia madre mi aveva raccontato di essere andata a fare una visita e mi aveva detto che c’era una persona che ‘prendeva poco’ per accompagnarla. Le ho detto che c’ero io, e lì per lì non avevo dato peso alla cosa, anche perché mia madre era una persona molto generosa”.

Nel corso dell'udienza sono stati sentiti altri cinque testimoni. Il presunto omicida è stato riconosciuto, in effetti, da due testi: vicini di casa della pensionata che durante l'escussione hanno affermato di averlo visto entrare e uscire dall'abitazione il giorno in cui è stato compiuto il delitto. Testimonianze pesanti. Complessivamente i testi ammessi dalla Corte d'Assise sono 43, fra cui una dozzina della difesa. L'imputato, tramite il suo difensore, avvocato Francesca Cerri, ha fatto sapere che si sottoporrà all'interrogatorio. Sino a ora, e in tutte le sedi, è rimasto in silenzio. Il 67enne rischia il carcere a vita, dovendo rispondere di omicidio volontario a scopo di rapina (pochi preziosi venduti in un Compro Oro, prima di andare a Lignano Sabbiadoro), con le aggravanti dei motivi abbietti e futili, della crudeltà e della minorata difesa. Si torna in aula il 18 ottobre. Il 13 dicembre è attesa la sentenza.

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