Confine

I boschi della droga, un problema a ridosso del confine

In Lombardia sono una cinquantina, di cui la metà a pochi chilometri dal Ticino. Zone di spaccio e delinquenza.

Il problema resta, nonostante gli arresti
(Ti-Press)
12 febbraio 2023
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Un colpo di pistola partita a un brigadiere dei carabinieri impegnato in servizio antidroga ha causato la morte di uno spacciatore, il cui corpo è stato ritrovato dopo una telefonata anonima. È quanto avvenuto venerdì sera in un bosco di Castelveccana, nel varesotto. Un fatto che conferma quanto sia grave un fenomeno sempre più diffuso nelle province pedemontane lombarde, quelle aggrappate al Canton Ticino: quello dei boschi della droga in mano agli spacciatori. Tra Como e Varese, stando alle prefetture dei due capoluoghi, sono una cinquantina, venticinque dei quali a ridosso del confine. Non un caso visto che la metà dei tossicodipendenti arriva dal vicino Canton Ticino. Le forze dell’ordine sono perfettamente al corrente del problema, tanto che del fenomeno se ne parla spesso, come in un recente vertice a Milano tra il prefetto del capoluogo, Renato Saccone, i colleghi delle province di Varese e Como e i vertici di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. Dall’incontro di Milano era emerso che a dettare legge sono le bande armate anche con revolver, fucili e mitragliatori che non esitano a utilizzare per difendere le loro zone di spaccio, spesso anche in liti interne.

Non bastano centinaia di arresti e chili di droga sequestrata

Un Altro dato emerso, sempre dal vertice milanese, certificava come negli ultimi anni le forze dell’ordine abbiano sequestrato oltre 330 chili di hashish, 170 di cocaina e una cinquantina di armi comprese quelle da fuoco. A questo si aggiunge un centinaio di arresti. Il problema però resta: i boschi bonificati dopo poco tornano in mano ai delinquenti. Bande di spacciatori organizzati come dei militari in base a una precisa scala gerarchica al cui vertice ci sono i capoarea, membri di una sorta di cupola che si occupa dell’acquisto della droga all’ingresso e della spartizione delle diverse zone di spaccio. A esercitare il ferreo controllo sui singoli boschi ci pensano i luogotenenti che vivono sul posto, nascosti anche per settimane in tende e grotte, aiutati dalle sentinelle e dai "sottomessi" che sono tossicodipendenti, spesso italiani, divenuti loro malgrado parte del sistema. In cambio di una dose gratis o di denaro i "sottomessi" aiutano gli spacciatori procurando loro il cibo, ospitandoli e spesso facendo da tramite nella consegna della droga con i clienti che magari si fermano ai margini del bosco. Una vera e propria organizzazione criminale talmente potente da far arrivare i pusher direttamente dal Nord Africa e rimandarli indietro quando non lavorano bene o sono compromessi. Numerosi e gravissimi i fatti di sangue, fra cui due omicidi, una dozzina di tentati omicidi.