Confine

Fondi dello Stato italiano finiscono su un conto in Ticino

Si allarga l’inchiesta e si allunga la lista dei reati per gli indagati in una vicenda con addentellati al di qua della frontiera

(Ti-Press)
4 gennaio 2023
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C’è anche una presunta malversazione di erogazioni pubbliche per 300mila euro nella vicenda dei contributi ricevuti dallo Stato nell’ambito del Fondo di Garanzia (150mila euro nell’aprile 2021 e 150mila euro nel giugno dello stesso anno). Invece di essere utilizzati a favore di beni immobiliari di cui erano responsabili, i soldi sarebbero confluiti sui conti correnti di uno studio legale di Chiasso, per poi essere utilizzati per acquistare le quote di una società di Lugano. È questa una delle novità emerse in questi giorni a seguito della notifica da parte della Procura di Como dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta del Nucleo di Polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Como, comandato dal colonnello Samuel Bolis. Quattro gli indagati (ce ne sarebbe anche un quinto che se ne sta al caldo in Brasile) arrestati lo scorso novembre: uno è ancora in carcere, gli altri tre sono stati messi in libertà.

I nuovi reati contestati vanno ad aggiungersi a quelli contenuti nel provvedimento iniziale, ovvero bancarotta fraudolenta e sottrazione al pagamento delle imposte per una storia che si è sviluppata a cavallo della frontiera. Le manette ai polsi di due degli arrestati erano scattate in dogana a Brogeda nel momento in cui entravano in Italia dal Canton Ticino, dove risiedono, uno a Vacallo e l’altro a Vico Morcote. Due personaggi molto conosciuti – tra loro un ingegnere (l’indagato ancora recluso al Bassone) con studio a Cantù e a Chiasso –, entrambi ex assessori canturini in giunte leghiste, nonché soci in alcune immobiliari con sede a Como. I loro nominativi figurano anche in tre società svizzere, operanti nella compravendita di terreni e immobili, due con base a Chiasso, la terza a Lugano.

Ecco i fatti in rapida sintesi. Dal 2014 ai nostri giorni gli indagati hanno acquistato cinque terreni, soprattutto a Fino Mornasco, poi rivenduti alla grande distribuzione. Operazioni che, stando all’accusa, avrebbero consentito alle immobiliari comasche di realizzare ingenti guadagni, nell’ordine di cinque milioni di euro. Guadagni sui quali non sono state pagate le tasse.