patto atlantico

Rutte avverte: ‘La spesa Nato sarà ben oltre il 2%’

‘Presto decideremo quanto’. Il dossier al ‘ritiro’ dei leader Ue

Mark Rutte
(Keystone)
2 febbraio 2025
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Quella che un mese fa era un'esortazione adesso è diventata una certezza. Mark Rutte chiama a raccolta gli Alleati e, dando eco alle pressioni di Donald Trump, li mette davanti alla realtà del futuro: la spesa militare della Nato sarà "molto, molto, molto di più" del 2% del Pil. Crescerà ben oltre quella soglia destinata a essere spazzata via dalla nuova realtà geopolitica, nella convinzione – diventata il mantra del segretario generale dell'Alleanza – che "per prevenire la guerra" sia necessario "prepararsi alla guerra".

Ipotesi 3-3,5%

Spetterà ai leader decidere fino a che punto spingersi: l'ipotesi più accreditata – in discussione anche nelle prossime ore al vertice informale Ue tutto dedicato alla difesa a Bruxelles – vede il target salire fino al 3 o persino al 3,5%, pur lontano da quel 5% preteso dal presidente americano. Svestiti i panni di premier falco dei conti pubblici olandesi – celebri le sue battaglie contro l'Italia sul debito comune –, nel suo nuovo ruolo al timone della Nato Rutte ha abbondato il rigore. E la sua profezia sul boom della spesa militare dell'Occidente è stata affidata alla Bild am Sonntag non a caso: la prima da cui l'Alleanza si aspetta di più è la Germania virtuosa, con il 2,12% del Pil, ma non a sufficienza.

Berlino, nelle parole del segretario generale, dall'inizio della guerra russa in Ucraina ha fatto molto per Kiev ma è chiamata a un impegno maggiore anche sul piano industriale, potenziando la produzione di armi e munizioni. L'avvertimento agli Alleati continentali si scontra però con le spaccature tra i Ventisette sui metodi di finanziamento. A partire dal muro tutto nordico – eretto in primis dall'Olanda di Rutte – contro le proposte del fronte Sud, capitanato dall'Italia, che spinge per un nuovo debito comune e lo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità appena riformato. Riaprirlo non è un tabù per la Polonia presidente di turno dell'Ue, ma tutte le soluzioni sono al vaglio.

Italia capofila dei contrari

L'Aja punta a usare i fondi di coesione – prendendo spunto dalla Grecia che se ne servì per finanziare il muro anti-migranti con la Turchia –, ma il fronte meridionale capitanato dall'Italia è contrario e deciso a far valere le sue istanze. Anche considerando che la pressione maggiore ricade proprio su quei Paesi del Sud che – con l'eccezione della Grecia già al 3,08% – non riescono a raggiungere il 2%. La Bei, dal canto suo, frena su possibili sconvolgimenti della sua politica di prestiti, temendo che un allargamento a fini militari metta a rischio la preziosa tripla AAA.

Il nodo delle risorse coinvolge anche il Pnrr e la sua scadenza del 2026, oltre al nuovo bilancio comune da negoziare post-2027. Nel ritiro al Palais d'Egmont – dove il dossier dei contributi alla Nato sarà affrontato nel pranzo di lavoro con Rutte – i leader punteranno a evidenziare che "la difesa è al centro dell'agenda dell'Ue", concentrandosi innanzitutto sulla scelta degli armamenti da rafforzare. Ma sul tema delle risorse un verdetto unitario dovrà arrivare già a L'Aja a giugno, al primo vertice Nato dal cambio della guardia alla Casa Bianca.